Sono anni che si discute con le istituzioni del recupero della chiesa di Santa Candida ma come al solito le parole volano e la struttura continua la sua corsa verso un declino di cui non resterà più nulla da restaurare. La struttura è sotto la custodia dell’ArcheoClub Italo Rizzi di Bari, promotore del un progetto di salvaguardia di Santa Candida, il tempio che sorge sul fianco est di Lama Picone. Stiamo parlando di un sito di notevole importanza storica-artistica, di 120 metri quadri di ampiezza risulta essere la più grande basilica rupestre non solo del barese ma di tutta la Puglia. Fu edificato come luogo di culto tra il IX e l’XI secolo d.C. ad opera di comunità religiose bizantine stanziatesi a Bari, anche se si pensa che possa risalire addirittura al periodo paleocristiano altomedievale. Il sito è una vera chiesa quindi, inserita in uno dei tanti ipogei presenti a Bari: ambienti sotterranei scavati dall’uomo, la maggior parte dei quali situati all’interno delle nove lame cittadine. Nonostante tutto Santa Candida continua a giacere nel degrado più selvaggio : non vi è un sentiero adeguato per arrivare al sito e la zona antistante l’ingresso è utilizzata come discarica selvaggia a cielo aperto a cielo aperto. Inoltre, nonostante protetta da una grata che impedisce l’accesso agli estranei, la chiesa nel tempo ha subito diversi atti vandalici e graduali cedimenti strutturali che ne stanno minando l’integrità’ della strutturali
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Gli occhi di Isabella guardavano lontano verso la realizzazione di un sogno nato quando la piccola Francesca era entrata a far parte della sua vita di coppia. Che gioia quel giorno scoprire di essere incinta! E ancora di più quando l’esito dell’ecografia aveva rivelato trattarsi di una femmina. Isabella e Marco desideravano tanto una bambina e finalmente il loro sogno pareva avviarsi a divenire realtà. L’idea di poter stringere al petto la sua “creaturina” rendeva Isabella oltremodo entusiasta. Giorno dopo giorno la felicità aumentava, come l’ansia che le si leggeva sul volto. “Andrà tutto bene? Nascerà sana? Sarò una buona madre e saprò darle tutto l’amore possibile?” Normali interrogativi che non potevano al momento avere risposta. Marco la ricopriva di ogni sorta di attenzioni. Quanto l’amava! La gravidanza trascorse senza particolari problemi, lunghe passeggiate, scrupolosa osservanza della dieta, ginnastica preparatoria al parto e, quasi giornalmente, qualche acquisto per il corredino. Una giornata fredda quello della nascita di Francesca. Aveva nevicato abbondantemente nella notte e alla prima luce del giorno il paesaggio intorno alla città e la città stessa presentavano un’immagine surreale. Uomini e donne super infagottati si muovevano con difficoltà sulla neve cercando in ogni modo di non perdere l’equilibrio. Le macchine procedevano a passo d’uomo ma più di una slittava sulla neve ghiacciata. Marco, il papà di Francesca, con gli occhi arrossati per la notte insonne vissuta, usciva dall’ospedale al biancheggiar della prima luce per andare a prendere un caffè al bar di Leonardo. Si, era stata proprio una lunga notte quella appena trascorsa, vissuta nell’ansia e nella trepidazione. Una complicazione rivelatasi al momento del parto aveva fatto temere ad un certo momento il peggio, eppure Isabella godeva ottima salute ed aveva avuto una gravidanza senza particolari problemi. Madre natura però aveva voluto passarsi un capriccio e al momento finale, quando già sembrava che il parto sarebbe avvenuto normalmente, ecco che … Francesca non voleva saperne di venire al mondo. Le contrazioni di Isabella non producevano effetto, lei spingeva, spingeva, al massimo dello sforzo e soffriva, ma Francesca sembrava stare proprio comoda nel grembo materno e non si spostava più di tanto. Ad un tratto il medico prendeva coscienza del problema, una ostruzione placentare impediva a Francesca di nascere. Immediata la decisione del medico, “bisogna procedere con un taglio cesareo urgente, non si può più aspettare! “ Il medico spiega a Marco la situazione, alquanto seria, che si era venuta a creare e gli pone un atroce dilemma “dinanzi al caso di dover effettuare una scelta obbligata chi salvare la madre o la bambina? “, secca e decisa la risposta di Marco, “provi a salvarle entrambe. Io mi rimetto alla sua professionalità e competenza, proceda come ritiene giusto si debba fare in simili circostanze, io aspetterò fiducioso.” Isabella intanto seguiva le fasi di quei momenti concitati con ansia e timore. La verità non le era stata nascosta.
Andrà tutto bene? si chiedeva, mentre si raccomandava a S. Antonio, il suo Santo protettore. Per un attimo i suoi occhi incrociano quelli del medico, che dava ai suoi assistenti le ultime direttive per l’intervento e gli affida il suo accorato messaggio di speranza e di fiducia. Si chiudono le porte della sala operatoria e cala il silenzio. Marco, visibilmente preoccupato, non sa che fare, ora si alza, ora si siede, ora si affaccia alla finestra e aspetta e spera. Quanto tempo trascorre, Marco non se ne rende conto, eppure ha guardato cento, mille volte l’orologio, ma …pensiero ed azione non sono evidentemente in sintonia. Il pensiero di Marco è ad Isabella, che è sotto intervento chirurgico. L’ansia e la tensione sono palesemente evidenti sul volto di Marco, che una dopo l’altra mastica caramelle non potendo fumare una sigaretta. D’un tratto il primario appare nel corridoio, scuro in viso; Marco accenna di avvicinarsi ma il medico gli fa diniego con la mano. Marco lo vede sparire nel suo studio e subito ricomparire con in mano un oggetto. Resta immobile, come impietrito, mentre il medico rientra in sala parto. Marco divora tutto lo spazio del corridoio una, due, tante volte, e sempre più di fretta, non è presente a se stesso, non accenna parola, è completamente preso dai suoi pensieri. Una mano sul braccio lo riporta alla realtà e Marco incrocia lo sguardo di Anna, la sorella di Isabella – stai tranquillo vedrai che andrà tutto bene – Marco abbozza un sorriso di gratitudine, annuisce con la testa e la segue, lentamente, lasciandosi portare per il braccio. Marco volge lo sguardo fuori, la neve ricopre proprio tutto. Stringendosi la sciarpa al collo, Marco abbozza icasticamente “ma che bella giornata!” “Già!” gli fa eco Anna, che, aggrottando le ciglia, balbetta “ma come è potuto succedere, dopo tante visite e controlli, e sempre tutto bene, e dagli esami ecografici mai una anomalia, mai nessun sintomo, come mai.” “Mah!” la interrompe Marco, “Sentiremo poi il medico cosa avrà da dirci, per adesso possiamo fare ben poco, solo sperare che tutto proceda per il meglio, che la bambina nasca e nasca bene, e che Isabella non abbia a soffrire della situazione in modo grave.” Poi di nuovo il silenzio e l’attesa sempre più spasmodica via via che i minuti trascorrono. Fuori la neve continua lenta ma costante a venire giù.
Quanto tempo era trascorso da quando Isabella era entrata in sala parto? Marco aveva perso nozione del tempo. Si! Isabella aveva vissuto la gravidanza in modo meraviglioso, senza problemi. Quanti progetti! Ancora prima di conoscere il sesso Isabella fantasticava ad occhi aperti. “Non ha importanza” , diceva, “se sarà maschio o femmina, importante è che nasca sano e che abbia sempre l’amore dei suoi genitori a guidarlo, ad orientarlo, a preparargli un futuro. Dio! Fa che alla nascita non abbia difetti! Non gli faremo mancare amore ed affetto perché cresca forte e sicuro. Ma… sarò in grado di crescerlo al meglio? Sarò una buona madre? Saremo in grado di educarlo, di dargli il necessario materiale e spirituale per vivere? Ci renderà felici? Chissà cosa vorrà fare da grande! L’arrivo di questo figlio potrà nuocere al dialogo ed al rapporto con Marco? Io sono pronta a rinunciare a un pò di me per lui? E il mondo è un luogo adatto per questo figlio che verrà!” Quanti interrogativi! E quanta trepidazione! Gli occhi di Marco tradivano la commozione. Si, lui partecipava alla sua ansia ed alla sua gioia con tenerezza, con mille attenzioni, con amore. Marco comprendeva bene il senso di quei perché, erano le normalissime domande che una mamma si pone, e non senza scoraggiamento e sfiducia, dinanzi all’evento della nascita di un figlio. Non si mostrava quindi infastidito con Isabella. Anzi…! La sua mano le sfiorava la guancia, con dolcezza, con delicatezza, in modo carezzevole e rassicurante e le sue labbra Le bisbigliavano all’orecchio: “Vedrai che andrà tutto bene, e sarà sano e forte e crescerà bene perché crescerà in un ambiente d’amore. Adesso lasciamo che nasca poi sarà il tempo a dare le sue risposte, ma noi vivremo giorno dopo giorno la sua crescita dandogli amore e i limiti valoriali perché maturi sani principi e sani valori”. “Si sa”, diceva Franco con tono pacato, dolce, rassicurante, “che la vita ha i suoi pro e i suoi contro, che c’è da scontrarsi con una realtà poco tenera, che si deve lottare per emergere e ancor più per restare a galla! Si sa che nessuno ci regala niente, che bisogna guadagnarsi tutto e non sempre i propri sforzi vengono premiati, si sa che non esiste un’uguaglianza vera, però si sa anche che esiste il bene e che la vita riserva molte gioie e splendide sorprese, come si sa che vale la pena di venire al mondo anche se questo mondo non è un paradiso! Ma noi faremo del nostro meglio per farlo crescere in un clima d’amore e in un ambiente familiare sereno e per educarlo al meglio alla vita.” Isabella ricambiava le parole di fiducia di Marco con gioiose espressioni di gratitudine, mentre gli stringeva forte la mano e si sentiva sicura e forte. E Marco rivede ora gli occhi ridenti di Isabella, rivede i tanti momenti felici della preparazione del corredino, preceduti dal fatidico dilemma “sarà maschio o femmina? “e dalla decisione di conoscere prima il sesso del nascituro e il momento dell’ecografia, che emozione sentire il primo battito della loro bambina! e la ginnastica preparatoria al parto, le visite ginecologiche, le lunghe passeggiate, le voglie e la meravigliosa trasformazione del corpo di Isabella che preparava nel suo grembo una nuova vita.
Una mano sulla spalla richiama Marco alla realtà. La figura del primario si staglia davanti ai suoi occhi. Il suo volto tradisce la stanchezza ma lascia trasparire un largo sorriso. “Tutto bene lei è papà di una splendida bambina! “Marco non frena la commozione e ricambia gli auguri del medico con una energica liberatoria stretta di mano. Il vetro appannato della finestra lascia intravedere che non nevica più, anzi un pallido sole sembra fare capolino tra le nuvole. Marco, finalmente! può abbracciare Isabella che gli mostra radiosa sua figlia. Il battito dei loro cuori è all’unisono. Marco guarda negli occhi Isabella con ineffabile tenerezza, stringe al petto per la prima volta la sua bambina e, con un filo di voce, dice: Comincia un nuovo giorno, comincia una nuova vita d’amore!
di Eduardo Terrana
NOTA Il racconto è frutto della fantasia dell’autore. Ogni riferimento a persone, eventi o luoghi, della vita reale è puramente casuale.
IL RITORNO DI KORE a Rutigliano articolo di Luciano Anelli
ARTE, EVENTI, LETTERATURA LIBRI POESIA: “Il ritorno di Kore”- Evento artistico Rutigliano, Bari: Serata presso il Museo Civico Archeologico di Rutigliano, organizzata dall’Associazione Culturale “Contaminazioni d’Arte” , per parlare di primavera, colori, vibrazioni della natura e poesia a cura di Cresy Crescenza Caradonna. Mostra “Il ritorno di Kore” dedicata anche alla Festa del Fischietto in Terracotta (edizione estiva). Sabato 3 giugno 2023 si è tenuta la Cerimonia di consegna degli attestati di partecipazione agli artisti espositori. 23 artisti in esposizione: Ferdinandoo Capobianco, Luigi Basile, Ferruccio Maiullari, Gabriele Liso, Katya Abbrescia, Leo Napoletano, Maria De Marzo, Marinella Sorino, Mario Boezio, Mary Lamacchia, Niurka Vila, Maria Elena Didonna, Angela Liliana Lerede, Angela Morgese, Claudio Lomolino, Annalisa schirinzi, Antonio Santo, Caterina Ruocco, Claudia Mesto, Cristhian Napolitano.
È stato rilasciato anche un attestato per l’apporto poetico fornito alla mostra, a Cresy Crescenza Caradonna. Alla presenza del Presidente dell’Associazione “Contaminazioni d’Arte”, Francesco Valenzano, e del Sindaco di Rutigliano, Giuseppe Valenzano (a cui in fine si è aggiunta anche Milena Palumbo, Assessora alla Cultura, Turismo, Musei, Marketing territoriale, Pubblica Istruzione, Pari Opportunità), ha condotto piacevolmente la serata Mariarosaria Colamussi, del Direttivo dell’associazione. Clara Misceo, autrice del quadro raffigurato nella locandina dell’evento, ha letto con enfasi due lettere scritte da visitatori della mostra. Il giorno dell’inaugurazione la poetessa Cresy Crescenza Caradonna ha letto una serie di sue magnifiche poesie, allietando il numeroso ed attenta pubblico.
Anche i suoni sono stati protagonisti della mostra dedicata al risveglio della Primavera. Nei giorni 3 e 4 Giugno 2023 ad arricchire la mostra “Il ritorno di Kore” sono stati esposti anche manufatti in terracotta nati dalla Madre Terra sempre generosa nel donarci energia vitale, questa volta sotto forma di “vibrazioni sonore”. Le opere esposte erano di Francesco Valnzano, Filippo Lasorella, Anna Visconti, Nicola Colaprico, Patrizia Capasso, Giuseppe Lombardo, Trifone Altieri, Angelo Samarello, Rocco Antonio De Sario ed Aurelio Leone. La serata evento è stata piacevole e interessante. Pubblico, autori, artisti, che si sono dati appuntamento all’insegna della cultura, dell’arte e del chiacchierare allegramente con abbracci e nuove conoscenze, nell’intreccio di nuovi appuntamenti e scambi di presenze in altre mostre.
A seguire è stato possibile anche visitare il Museo Civico Archeologico, impreziosito da una vasta gamma di antichi reperti, donati dai cittadini, per poi visitare le varie bancarelle della Fiera del Fischietto in terracotta, attraverso un percorso nelle vie del Borgo Antico di Rutigliano.
“L’artista è una sorta di raffinato neurologo che sa trovare gli stimoli adeguati per eccitare il cervello e l’arte è una droga buona alla quale è fisiologico, e forse anche terapeutico, assuefarsi”
POESIE DI CRESY CRESCENZA CARADONNA PRESSO RUTIGLIANO MUSEO CIVICO ARCHEOLOGICO
-nella foto Cresy Crescenza Caradonna premiata con attestato di merito dal presidente dell’associazione ContaminArteFrancesco Valenzano
Lo spazio di una mostra non è solo il luogo fisico in cui avviene l’allestimento. È uno spazio vivo di relazioni ed incontri in cui scambiarsi sorrisi, parole e gesti. È uno spazio in cui prendono forma emozioni, pensieri e riflessioni come quella di un artista espositore che siamo felici di condividere.
“Da sempre l’arte funge da strumento espressivo dell’intelletto umano. Racconta i nostri sogni, i nostri pensieri, le nostre idee e, potenzialmente, anche le nostre intenzioni. Non esiste linguaggio più universale dell’arte. L’arte che ritorna, sempre, come il tema portante di questa mostra. Ritornare e identificarci in qualcosa che ci appartiene, da sempre. Ironia della sorte, nella fase organizzativa di questo evento artistico mi sono ritrovato a studiare concetti filosofici che rimandano al concetto di ritorno. Dopo un breve ripasso generale per degli esami imminenti, mi ha colpito il pensiero di Nietzsche, la sua voglia di distruggere stereotipi e falsi miti e riscrivere la storia con concetti nuovi e finalmente liberi. Insomma, un po’ come ognuno di noi, nel profondo, vorrebbe fare. Che si tratti di arte, voglia di libertà o lo sbocciare della primavera (oggettiva e metaforica), ritorna, un po’ come teorizzato nell’eterno ritorno dell’uguale. Ma anziché avere una visione quasi rassegnata e unicamente terrena come quella del filosofo, io continuo a credere che il ciclico manifestarsi di simili eventi naturali sia una sorta di linguaggio, tra noi e la realtà in cui siamo immersi. Un linguaggio universale col quale la natura si fa capire e si fa amare. Perché ritornando, la primavera ci ripete che è sempre possibile una rinascita, ricredersi, correggere le proprie convinzioni col saggio fine di apprezzare la vita per ciò che è. La natura ci parla usando codici e parole chiave: ritorno, evoluzione, significato, perdono. Ogni manifestazione artistica è per me un’importante occasione per parlare di concetti sopiti, che talvolta diamo per scontati nella vita di ogni giorno o che magari ignoriamo del tutto. Condividerla con amici e persone care ci insegna quanto siamo fortunati a vivere questo frammento di tempo delle nostre vite nell’infinità dell’universo, in un eterno ritorno del meraviglioso. Ok, è vero, il mio sembra essere un discorso assai sperimentale e avanguardista per essere ritenuto sensato. Ma chi l’ha detto che qualcosa debba necessariamente avere un senso per essere apprezzabile? Non sappiamo ancora quale sia il senso della vita, eppure la viviamo da sempre senza mai stancarci di essa.”
Sguardo sul cuore posa e lascialo vivere del bene che ogni spina delle pene che lo affliggono toglie.
Accarezzalo con le parole come velluto di petalo di rosa. Lascialo brillare della luceche da te, o Stella, s’irradia!
I tuoi occhi sono la finestra attraverso cui posso ammirare l’universo stellato della tua anima. di Eduardo Terrana (Tratta dalla “Enciclopedia dei Poeti Italiani Contemporanei” della Aletti Editore, 2021)
Crescenza Caradonna, nota come Cresy, scrittrice e poetessa pugliese di Bari. Si è distinta in numerosi concorsi letterari classificandosi spesso al primo posto, ha pubblicato libri ed ebook, tra poesia e narrativa. Impegnata nel sociale, è la fondatrice del progetto “Voci di Donne”. Dirige il giornale online “PUGLIA D’AMARE 24” un punto di riferimento per la cultura, l’arte e l’informazione regionale.
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VIAGGIARE IN PUGLIA SIGNIFICA AVERE LA POSSIBILITA’ DI RITROVARE SEGNI E MONUMENTI DI OGNI EPOCA: UN VIAGGIO IDEALE PER CHI AMA L’ARTE, LA STORIA E LE TESTIMONIANZE DELLE CIVILTÀ DEL PASSATO CHE IN PUGLIA SI SONO INCROCIATE NUMEROSE. QUELLE CULTURE DI ORIENTE E DI OCCIDENTE CHE HANNO PLASMATO NEL CORSO DEI SECOLI L’IDENTITÀ ED IL VOLTO DELLA CIVILTÀ PUGLIESE, CROCEVIA DI DUE MONDI. RADICI ANTICHE CHE COSTITUISCONO LA FORZA DI UNA PROGETTUALITÀ MODERNISSIMA, SALDAMENTE ANCORATA AL MEDITERRANEO E GIÀ PROTESA VERSO L’EUROPA.
UNA DELLE CARATTERISTICHE PAESAGISTICO-AMBIENTALI DELLA REGIONE È INDUBBIAMENTE IL MARE, LEGATO AL CARATTERISTICO ECCEZIONALE SVILUPPO DELLE SUE COSTE ED ALLA SUA CONFIGURAZIONE DI PONTE FISICAMENTE PROTESO AD ORIENTE, IN BILICO TRA JONIO ED ADRIATICO. È IL MARE A RACCONTARE LA PUGLIA NOTA E MENO NOTA. LA PUGLIA DEI PORTI, DEI FARI, DELLE TORRI, QUELLA DELLE CATTEDRALI, DEI CASTELLI, DEI TURCHI E DEI VENEZIANI. SEMBRA UNA TERRA DA SANTI …GIUNTI DA LONTANO, DA MADONNE BENEVOLENTI CHE HANNO SCELTO QUESTE COSTE E NON ALTRE PER ESERCITARE LA LORO PROTEZIONNE. IL MARE RITORNA NELLE STORIE EROICHE, NELLE LEGGENDE, NELLE TRADIZIONI, NELLE CONSUETUDINI. LA SUA COSTA È DI NATURA ASSAI VARIA. ORA ALTA E A STRAPIOMBO SUL MARE, ORA BASSA E SABBIOSA. INSOMMA APULIA È TERRA DI FORTI UOMINI E DOLCI DONNE E …SOPRATUTTO UNA TERRA BENEDETTA DAL SIGNORE.
Nicola Saponaro (Bari, 8 dicembre 1935 – 24 gennaio 2015) è stato un drammaturgo italiano. BIOGRAFIA Laureatosi all’Università di Bari in Economia e Commercio con una tesi su La teoria delle classi sociali nel pensiero di Wilfredo Pareto (1959), Saponaro si dedica alla scrittura teatrale, calandosi nella realtà e nella cultura della sua regione, interpretando…
LEONARDO SCIASCIA UNO SCRITTORE DI SPICCO NEL PANORAMA DELLA NARRATIVA CONTEMPORANEA Nuovo saggio di Eduardo Terrana
Nella ricorrenza del 100/mo anno dalla nascita ricordiamo lo scrittore Leonardo Sciascia, nato a Racalmuto, in provincia di Agrigento, l’8 gennaio 1921 e morto a Palermo il 20 novembre 1989. Una figura di spicco nel panorama della narrativa contemporanea e non solo per la fedeltà dello scrittore alla sua terra: la Sicilia, con la sua storia e con i suoi problemi, ma anche per l’acutezza delle sue analisi sia del costume e del malcostume della società siciliana e italiana, sia per i suoi interventi sulla cronaca politica che si distinguono sempre per lucidità intellettuale e anticonformismo. Ritengo che non solo il siciliano ma ogni, persona onesta e coerente, amante della verità e rispettosa della giustizia, non possa eludere il confronto con gli scritti di Sciascia, con il suo sguardo acuto, con la sua capacità di analisi e previsione. Sciascia, ricorda Moni Ovadia, (Racalmuto-letture opere di Sciascia – maggio 2016), è “ uno tra i migliori scrittori di tutto il Novecento europeo, il cui magistero morale e politico, nel senso nobile della parola, è stato straordinario e ha avuto pochi eguali “. Uno scrittore che ha fatto della Sicilia e dei suoi problemi una metafora letteraria in grado di descrivere qualsiasi parte del mondo. Aspetto, questo, colto pienamente dallo scrittore messicano, Federico Campbell, che di Sciascia ha tradotto le opere e lo ha fatto conoscere in Messico e in tutta l’America del Sud. Quella di Sciascia è una produzione letteraria vasta , di cui per individuarne i temi profondi basta leggere la prima pagina del suo romanzo “Le Parrocchie di Regalpetra”, nel tratto che recita: “ Ho tentato di raccontare qualcosa della vita di un paese che amo, e spero di aver dato il senso di quanto lontana sia questa vita dalla libertà e dalla giustizia, cioè dalla ragione.” Libertà e giustizia, sono queste le coordinate morali, le spinte profonde che muovono le opere di Sciascia. Sono i valori e i principi nei quali lo scrittore credeva fortemente ma di cui non vedeva concreta attuazione nella realtà siciliana del suo tempo. Perciò Sciascia si fa scrittore coraggioso e di profondo impegno morale e civile nella denuncia dei mali secolari che maggiormente affliggono la Sicilia e minano lo Stato e le sue istituzioni : la mafia, la connivenza politica, la corruzione. Per Sciascia quindi la letteratura è arma di denuncia contro la mafia e impegno civile per la ricerca della verità e dell’affermazione della giustizia, ma questo suo atteggiamento gli attirerà odi ed antipatie da parte di tutti, partiti, magistratura e stampa, e lo stesso mondo letterario gli mostrerà cauta diffidenza. Sciascia infatti sarà considerato un personaggio scomodo anche perché si interesserà ad alcuni avvenimenti che colpiranno la società italiana e la vita politica degli anni ’70. Tra questi : la Scomparsa di Majorana e l’affare Moro. “La scomparsa di Majorana”, 1975, è un’inchiesta dedicata alla fine misteriosa del geniale fisico catanese Ettore Majorana, che sembra non gradisse di essere impegnato nelle ricerche della bomba atomica e preferì sparire. Sulla sua misteriosa scomparsa sono state fatte tutte le ipotesi possibili, e ciò costituisce occasione, per Sciascia, per sviluppare polemiche riflessioni sulle responsabilità storiche della scienza. “L’Affare Moro”, invece, è del 1978, l’anno in cui l’eversione terroristica in Italia raggiunge il suo culmine con l’evento più tragico degli “anni di piombo” il rapimento e l’assassinio di Aldo Moro, presidente dell’ex Democrazia Cristiana, al tempo partito di maggioranza relativa e al governo del Paese. Sciascia sostenne che era stata la politica ad uccidere Moro. Il tempo dirà che aveva ragione, infatti erano state le Brigate Rosse sia a rapirlo che ad ucciderlo. Il libro affronta il tragico episodio e analizza le lettere che Moro prigioniero inviava a familiari, colleghi e amici, e ne ricava un’analisi critica dell’atteggiamento deciso dal governo italiano guidato da Giulio Andreotti, con il determinante appoggio del Pci , di non trattare con le BR la liberazione del prigioniero. Il libro inoltre, con la formula del racconto-inchiesta, indaga i retroscena del sequestro e dell’uccisione di Moro, suscitando polemiche sulla stampa, con gli intellettuali del tempo e con gli organi di partito. Sciascia è stato una personalità di notevole levatura artistica, letteraria, intellettuale . Fu un estimatore e un amatore del drammaturgo, anch’egli siciliano, Luigi Pirandello. Scrisse molti saggi su di lui poiché aveva fatto dell’uomo siciliano l’emblema dell’uomo del ‘900 con tutte le sue crisi e contraddizioni. Ma al contrario di Pirandello che cerca una soluzione, Sciascia si limita solo ad indagare. Per la sua indagine-denuncia Sciascia si serve, infatti, della tecnica del romanzo poliziesco, il giallo, un genere ricco di azioni vivaci in modo tale da mantenere viva l’attenzione del lettore e, infatti, si cambia spesso ambientazione. Tale tecnica gli serve quale pretesto per mostrare la corruzione, la mentalità mafiosa e la connivenza politica: problematiche da non attribuirsi solamente alla Sicilia ma a tutta l’Italia. E lo fa seguendo una indagine sempre legata ad un impegno civile e politico autonomo e critico. Un amaro cupo pessimismo pervade tutte le sue opere in quanto Sciascia tocca in modo approfondito il torbido sistema mafioso che riscontra essere impossibile da combattere a causa di una diffusa e complice omertà presente in tutte le categorie sociali. Sciascia studia la società in cui vive, ne analizza i comportamenti e i fatti. E la cronaca muove in lui mille interrogativi e dubbi! Sciascia avverte che la mafia costituisce un serio pericolo, una tragedia immane, che ormai tende a travalicare i confini insulari ed a espandersi in tutto il continente. Commenta infatti: ” Forse tutta l’Italia va diventando Sicilia…”, e con la metafora della palma dà una rappresentazione drammaticamente reale del fenomeno mafioso, scrive infatti: “A me è venuta una fantasia, leggendo sui giornali gli scandali di quel governo regionale: gli scienziati dicono che la linea della palma, cioè il clima che è propizio alla vegetazione della palma, viene su, verso nord, di cinquecento metri, mi pare, ogni anno… La linea della palma… – Io invece dico: la linea… del caffè ristretto, del caffè concentrato, questa linea della palma, del caffè forte, degli scandali”, ( ovvero le abitudini della mafia ), “ sale come l’ago di mercurio di un termometro : sale, su su per l’Italia, ed è già oltre Roma…”- Le parole di Sciascia ancora una volta si rivelano profetiche. La palma, pianta tropicale, simbolo della Sicilia, oggi è pressoché scomparsa, attaccata da parassiti che ne minacciano ormai l’estinzione, di converso lo stesso non si può affermare della piovra criminale che, organizzata in modo sistematico, è invece cresciuta negli anni, diramandosi oltremodo. Ciò perché, secondo lo scrittore, la diffusione della mafia non si radica, come si è portati normalmente a pensare, dove lo Stato è assente o presenta segni di evidente debolezza, ma s’insinua proprio dentro lo Stato sfruttandolo e dominandolo grazie al silenzio omertoso dei tanti che, pur di non avere noie e poter condurre una vita tranquilla, preferiscono tacere, assistere indifferenti e subire passivamente, le ingiustizie e le storture del sistema. Sciascia allora punta il dito contro costoro disapprovando il loro comportamento, scrive infatti ” chi tace di fronte a palesi sopraffazioni, si rende complice della mafia, pur non facendone ufficialmente parte”. E’ opinione dello scrittore però che la lotta più efficace alla mafia si debba attuare oltre che con la partecipazione civile soprattutto agendo “ nel nome del diritto, dando ad ogni cittadino la sua sicurezza”. Il suo pensiero , però, non viene raccolto, le sue parole restano inascoltate, pur rivelandosi nel tempo profeticamente vere ed attuali, come risulteranno vani i suoi tentativi di promuovere l’importanza di un’educazione culturale che avesse come scopo fondamentale quello di far comprendere ad ognuno i propri diritti e difenderli, contribuendo così a lottare la mafia e tentare di estirparla. La stessa maggioranza dei cittadini onesti si dimostra immatura , indifferente, scettica, incapace ad affrontare il problema mafia, ormai consolidato, e dimostra di non voler prestare ascolto ai buoni consigli, quali quelli del Maestro, anzi preferisce tacere e suggerisce di tacere su determinate scabrose tematiche, sia che si tratti di piccoli sia che si tratti di grandi ingiustizie, in qualunque momento esse si determinano. In siffatto contesto gli stessi “eroi” che si muovono all’interno dei romanzi di Sciascia, possono essere considerati dei “disadattati”che lottano per costruire un mondo diverso, rigettando coraggiosamente il compromesso ed il silenzio, pur amaramente consapevoli di trovarsi dinnanzi a qualcosa di molto più grande di loro e difficile da sconfiggere. Gli eroi di Sciascia però non sono degli sconfitti. Essi hanno personalità schietta ed onesta, carattere forte e forte volontà. Hanno il viso pulito e le mani pulite. Essi hanno la dignità di essere “ veri uomini”. La loro forza è la forza della legge esercitata nel nome del popolo sovrano, essi credono nella giustizia, nella legalità, nell’adempimento del dovere che non si lascia corrompere. Sono “ uomini “ e occupano il primo livello del rispetto civile e lo scanno più alto nella società. Questa affermazione è assolutamente inconfutabile. Lo stesso Sciascia ne attesta la veridicità quando, nel Giorno della Civetta, fa dire a Don Mariano Arena: “Io ho una certa pratica del mondo: e quella che diciamo l’umanità e ci riempiamo la bocca a dire umanità, bella parola piena di vento, la divido in cinque categorie: gli uomini, i mezz’uomini, gli ominicchi, i (con rispetto parlando) piglia inculo= ruffiani e i quaquaraquà… Sono pochissimi gli uomini, pochi i mezz’uomini , chè mi contenterei l’umanità si fermasse ai mezz’uomini… e invece no, scende ancora più in giù: agli ominicchi che sono come i bambini che si credono grandi, scimmie che fanno le stesse mosse dei grandi… E ancora di più: i pigliainculo che vanno diventando un esercito. E infine i quaquaraquà che dovrebbero vivere come le anatre nelle pozzanghere, chè la loro vita non ha più senso, è più espressione di quella delle anatre…”. E la società abbonda di un numero inverosimile di ominicchi, di ruffiani, di quacquaraquà ed è tra questi che la mafia fa proseliti e trova facile manovalanza pronta a tutto senza alcuna remora morale. Si! gli eroi di Sciascia sono uomini! E portano i tratti somatici, le qualità incorrotte, la forza della perseveranza, dello stesso scrittore che, “Malgrado Tutto” non accetta la realtà, e ha ancora la forza di resistere e di ribellarsi. “ Sento”, scrive, ”una gran voglia di combattere, di impegnarmi di più, di essere sempre più deciso e intransigente, di mantenere un atteggiamento sempre polemico nei confronti di qualsiasi potere”. Sempre pronto ad essere la voce scomoda di un “Uomo” che, tra mezz’uomini, ominicchi, ruffiani e quaquaraquà, parla e scrive con schiettezza di malaffare, di mafia, di corruzione, di politici venduti, che si fanno forti con i più deboli e lucrano sui bisogni della povera gente per bieco egoismo. Continua a portare avanti, allora, imperterrito, la sua battaglia di legalità e di moralità, pur in una atmosfera di irrespirabile ed inespugnabile omertà, affrontando con coraggio temi particolarmente scottanti nel periodo in cui vive. E lo fa in particolare attraverso i suoi romanzi più noti: Il Giorno della Civetta, A Ciascuno il suo, Todo modo, tre romanzi importanti perché prima di allora la mafia era considerata non esistente, esclusa dalla società, come se non ne facesse parte. Sciascia, invece, afferma la presenza della mafia e dei criminali e ritiene che lo Stato, la Chiesa, abbiano un ruolo importante in quanto li supportano, precisando, opportunamente, che egli non è un “mafiologo”,ma di essere stato il primo a fare della mafia materia narrativa.
Eduardo Terrana Saggista e Conferenziere internazionale su diritti umani e pace Diritti riservati
BARI EVENTO LETTERARIO Sala delle MuseTeatro Petruzzelli di Bari XIV EDIZIONE PREMI LETTERARI NAZIONALI “NICOLA SAPONAROPORTA D’ORIENTE LIBERO SVILUPPO DEL MEDITERRANEO. L’Associazione Porta d’Oriente presidente prof.ssa Cettina Fazio Bonina che ha istituito il Premio intitolato a Nicola Saponaro, drammaturgo e grande intellettuale di Bari, ha visto il trionfo della scrittrice siciliana Catena Fiorello con il…
GROTTAGLIE UNA POESIA DI CRESY CARADONNA PER GROTTAGLIE TERRA BELLA E FECONDA Grottaglie, in provincia di Taranto. Grottaglie è un vero gioiello nascosto, un posto dove la storia, l’arte e la cultura si fondono in un’esplosione di colori e tradizioni secolari. Grottaglie comune italiano Grottaglie (/ɡrotˈtaʎʎe/; Li Vurtagghje in dialetto salentino settentrionale) è un comune…
EVENTI LETTERARI COMUNICATO XIV EDIZIONE PREMI LETTERARI NAZIONALI “NICOLA SAPONARO”PORTA D’ORIENTE LIBERO SVILUPPO DEL MEDITERRANEO. MERCOLEDÌ 19 NOVEMBRE 2025, SALA DELLE MUSE “CIRCOLO UNIONE” TEATRO PETRUZZELLI -BARI- Presidente: prof. Cettina Fazio Bonina PUGLIA D’AMARE 24 Quotidiano d’informazione #PUGLIADAMARE24
Grazie ad Azio Speziga artista creativo pugliese : lavora ed opera a Casamassima nella sua storica bottega d’arte “IL COVO DELL’ARTISTA” nel paese azzurro come il logo del mio giornale on-line.
QUELLA NUVOLA GRIGIA NEI POLMONI E NEL CERVELLODIRE NO AL FUMO UNA SCELTA DI VITA E DI CIVILTA’
di Eduardo Terrana
E’ come se la popolazione di una metropoli di 7 milioni di abitanti venisse cancellata di colpo!Tanti sono ogni anno i morti causati dal fumo attivo, un numero pari, secondo “l’Institute for Health metrics and evaluation”, al 13% del totale delle persone decedute in tutto il mondo. Elevato risulta anche il numero di decessi prodotto dal fumo passivo, circa un milione e duecentomila.Il numero maggiore di decessi si registra nei paesi sottosviluppati, poveri e a basso reddito, che sono i più esposti alle interferenze ed alle promozioni di marketing dell’industria del tabacco.Un bilancio tragico che non tende a diminuire e che, in prospettiva, aumenterà, anno dopo anno, sino ad 8 milioni entro il 2030, anche per l’approccio al tabacco di un numero sempre più crescente di giovani, che in età sempre più giovanile, anche 12 anni, provano ad aspirare una sigaretta.Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, (OMS), il fumo è la prima causa di morte al mondo. Oltre la metà dei decessi si concentrano in quattro grandi nazioni: Cina, India, Stati Uniti e Russia. La maggior parte delle vittime vive in paesi poveri, otto su dieci, e ciò dimostra che c’è uno stretto legame tra dipendenza dal tabacco e povertà. Nei Paesi poveri il bilancio familiare è piuttosto scarso, ciò nonostante, rileva l’OMS , oltre il 10% del bilancio familiare finisce nell’acquisto di sigarette. In questi Paesi il fumo incide più pesantemente sull’organismo debilitato dei consumatori che, di conseguenza, si ammalano e perdono anche il lavoro con gravi ripercussioni nelle loro famiglie che si ritrovano prive di ogni sostentamento.E’, in apparenza, un gesto innocuo, fatto con consapevole o inconsapevole incoscienza, quello di sfilare una sigaretta dal pacchetto e portarla alla bocca. Ma quel pacchetto di sigarette ha un pesante prezzo nascosto che si chiama “Vita”, perché nasconde una grande insidia che col tempo può portare a gravi malattie ed anche alla morte. Non è questa una affermazione esagerata. Basta considerare il contenuto di una sigaretta per rendersene conto. Sono più di 7000 le sostanze chimiche contenute in una sigaretta, delle quali diverse centinaia sono tossiche, di cui il più dannoso è il monossido di carbonio, perché “si fissa sull’emoglobina a una velocità 203 volte superiore dello ossigeno il quale non trova più spazio e ciò provoca l’asfissia dell’organismo.” Circa 70, inoltre, sono le sostanze cancerogene, tra cui gli idrocarburi: xilene, benzopirene ed il pirene. L’elemento,però, più pericoloso è la nicotina , perché provoca la dipendenza da fumo, alla quale va associata l’ammoniaca, che ne aumenta gli effetti.Ricordiamo tra le altre sostanze tutte nocive alla salute le sostanze irritanti come l’acido cianidrico, l’acroleina, la formaldeide, l’acido prussico ed il catrame che danneggia le ciglia vibratili polmonari. Altre sostanze dannose sono: il metanolo, il piombo, la trementina, il fosforo, il cadmio, il cloruro di vinile, l’arsenico, il butano, l’insetticida DDT, il fenolo che provoca gravi danni al sistema urinario, respiratorio e digerente. E non manca anche un elemento radioattivo: il pollonio 210. Aspirare una sigaretta significa, pertanto, immettere nei polmoni tutte queste sostanze e tante altre non elencate. Dai polmoni, poi , questi componenti del fumo giungono al sangue e tramite il sangue in tutto il corpo.Da considerare ancora che in ogni sigaretta si trovano anche sostanze appositamente aggiunte dai produttori che hanno l’effetto di rendere il fumo più tollerabile o di contenere peso ed appetito.Gli effetti dannosi del fumo sia attivo che passivo, in particolare sull’apparato cardiaco, vascolare e digerente, sono noti già da vari anni, anche per effetto della campagna informativa e sensibilizzante svolta dall’OMS, dal 1990 in poi. Ma questo non sembra impensierire più di tanto gli amanti della sigaretta.Secondo l’Organizzazione Mondiale della sanità ( OMS), si contano oggi più di un miliardo e trecento milioni di consumatori di tabacco. Di questi circa un miliardo sono gli uomini, circa 250 milioni le donne, in un rapporto da 1 a 5 rispetto agli uomini, mentre il numero di minori fumatori tra i 13 e 15 anni è al momento intorno ai 45 milioni.. La maggiore tendenza al fumo si registra nell’Asia sudorientale, ma entro il 2025 si prevede che la regione del Pacifico occidentale farà registrare un dato superiore. In Italia si contano circa 11 milioni di fumatori , di cui 6,4 mln di uomini e 4,6 mln di donne, ma sembra che la crescita sia ormai a quota zero e si prevede anzi, da qui al 2025, un calo di 600 mila unità.L’Istituto internazionale di ricerca sul cancro, (International Agency for Research on Cancer), ricorda che il consumo di tabacco riveste un ruolo importante nell’insorgenza di numerose malattie, parecchie delle quali molto gravi e con decorso mortale.Tra le malattie tumorali provocate dal consumo di tabacco si registrano, con una percentuale molto alta, il cancro: ai polmoni, alla laringe, all’esofago, all’uretere, alla vescica, all’utero, ai reni. Inoltre il fumo è causa del cancro alla cavità orale, al pancreas, allo stomaco e della leucemia. Sono causati dal fumo, ancora, diverse malattie e disturbi alle vie respiratorie quali: le malattie polmonari croniche ostruttive, la bronchite acuta e cronica, la polmonite e l’asma.Il fumo rappresenta il più importante fattore di infarto cardiaco e incide notevolmente anche su altre malattie cardiache e vascolari quali: le malattie cerebrovascolari, il cosiddetto colpo apoplettico; l’aneurisma dell’aorta addominale e l’arteriosclerosi. Altre patologie associate al fumo sono poi: la sterilità nelle donne; l’impotenza negli uomini; l’ulcera gastrica e duodenale. Dal fumo possono generarsi, inoltre: complicazioni nella gravidanza; bassa densità ossea nelle donne dopo la menopausa e la cataratta. Di non secondaria importanza sono le patologie respiratorie pediatriche da fumo passivo. Si consideri che le concentrazioni dei componenti tossici e delle sostanze cancerogene delle sigarette, che si depositano nel corpo degli adulti, rimangono anche nel corpo dei più piccoli che li respirano, passivamente, più volte avendo un respiro più frequente rispetto agli adulti, e possono essere causa di asma, bronchiti, polmoniti, malattie respiratorie e otite acute cronica, che possono anche portare alla letale “morte in culla”.Il peso sanitario ed economico del fumo è notevole. Oltre 1000 miliardi, secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, vengono spesi ogni anno, a livello globale, per curare le malattie legate al tabagismo e per la perdita di produttività dovuta alla stessa causa. L’OSM evidenzia che il fumo “rappresenta una minaccia per lo sviluppo sostenibile in ogni paese, per la salute e per il benessere economico dei cittadini. Il fumo danneggia la salute delle persone, abbrevia la vita e ne peggiora la qualità, ma non solo. Finisce per alimentare un circolo vizioso di dipendenza, impoverimento, sfruttamento, degrado ambientale.”Ancora l’OMS rileva gli effetti devastanti della produzione del tabacco sull’ambiente. La pianta di tabacco ha diffusione in tanti paesi del mondo. La sua coltura necessita di un massiccio impiego di pesticidi e fertilizzanti. L’OMS rileva che ogni anno vengono impiegati 4,3 milioni di ettari di terreno da destinare alla coltivazione del tabacco. Ciò che alimenta la deforestazione el’impoverimento del suolo, ma anche un grave inquinamento dell’ambiente. La lavorazione del tabacco, infatti, produce oltre due milioni di rifiuti solidi, a cui, poi , si aggiungono i 6000 miliardi di sigarette fumate dai consumatori. Questi rifiuti vengono dispersi nel terreno, dove impiegano qualche anno a degradarsi e, alla fine del processo, rilasciano sostanze tossiche.In tale contesto, ritengo, che nessuno debba disattendere l’invito, che l’OMS rivolge a tutti, fumatori e non, nella Giornata Mondiale contro il Fumo, che ricorre ogni anno il 31 maggio, ad astenersi dal consumare tabacco in via definitiva e a preferire al fumo una vita sana, scegliendo di dire no al fascino della sigaretta e di dire si al fascino della vita.
Eduardo Terrana
Saggista e Conferenziere internazionale su diritti umani e pace
I CANONI DELLA NUOVA POETICA FUTURISTA – PAROLE IN LIBERTA’
di Eduardo Terrana
Nasce ad Alessandria d’Egitto nel 1876. Compie gli studi superiori a Parigi ma si laurea a Genova in Giurisprudenza. A Parigi entra in contatto con Guillaume Apollinaire e con il simbolismo francese. In Francese scrive e pubblica le sue prime opere di poesia : Les vieux marins , del 1897 ; La conquête des étoiles, del 1902 ; Destruction, del 1904. Fonda a Milano nel 1905 la rivista Poesia , con l’intento di far conoscere le voci dei nuovi scrittori italiani ed esteri, di cui però inizia la pubblicazione nel 1909, anno in cui lancia, su Le Figaro, il Manifesto del Futurismo, nel quale espone i principi ispiratori del nuovo movimento. Nel 1910 pubblica il romanzo Mafarka il futurista, per il quale viene accusato di oltraggio al pudore, processato e condannato dal Tribunale di Milano. Nell’occasione lo difende Luigi Capuana in veste di perito. Già nel 1904 aveva scritto e pubblicato la commedia Le roi Bombance , satirica rappresentazione della democrazia. Nel 1912 pubblica il Manifesto tecnico della letteratura futurista e La battaglia di Tripoli. Pubblica anche le raccolte poetiche Zang – Tumb –Tumb, Adrianopoli ottobre 1912. Nel 1914 pubblica Dune.. Grande organizzatore di cultura, Marinetti favorisce il successo del suo movimento utilizzando le tecniche della rèclame, della diffusione editoriale, della ricerca del consenso. E’ il primo in assoluto a sfruttare queste moderne tecniche di diffusione, accentuandone la portata divulgativa attraverso l’uso della provocazione e dello scandalo. Una ideologia individualista ed antidemocratica condiziona le sue scelte politiche, idee che esprime chiaramente nel suo Manifesto ed in altri scritti politici, in cui espone la sua concezione nazionalista ed interventista prima e l’adesione al fascismo poi. Ricordiamo: Guerra sola igiene del mondo del 1915 e Democrazia futurista del 1919. Partecipa nel 1914 alle dimostrazioni interventiste che si verificano a Milano, per cui viene arrestato e rinchiuso per cinque giorni nel carcere di S. Vittore. L’anno dopo, 1915, viene ancora arrestato per aver preso parte ad una manifestazione interventista con Mussolini e Balla . Acceso interventista partecipa alla prima guerra mondiale, con grande ardimento e valore. Favorevole al fascismo , nel quale si illude di vedere realizzate le sue idee rivoluzionarie, pubblica nel 1924 Futurismo e Fascismo , trasformandosi in un intellettuale del regime. Nel 1929 viene nominato Accademico d’Italia. Nel 1944 pubblica Canto eroi e macchine della guerra mussoliniana, poi parte per il fronte russo. Rientra dopo pochi mesi e il 2 dicembre del 1944 muore d’infarto a Bellagio, sotto la Repubblica di Salò. Marinetti è preso dalla rapida industrializzazione, che caratterizza il sorgere del XX° secolo, e ne è attratto al punto che il suo interesse , più che per i dati naturalistici, è tutto per i nuovi componenti della realtà moderna , le macchine , le modernità che ormai fanno le città diverse dal passato e soprattutto l’automobile, il nuovo mito nascente. Una pura fisicità metallica sembra così sostituirsi ai sentimenti. Nel poema L’Automobile di corsa, Marinetti divinizza quasi l’automobile da corsa, emblema-mostro rombante della velocità: “… Più veloce! … ancora più veloce … E senza sosta, e senza riposo! Lasciate i freni! … non potete? … Rompeteli allora! Che il polso del motore centuplichi i suoi slanci. Hourrah! Più contatto con la terra immonda!… io mi distacco, alfine, e volo in agilità sulla inebriante pienezza degli Astri che scorrono nel grande letto del cielo!” Testimonianza di tale esaltazione del mezzo e con esso della velocità e del vitalismo è il componimento Alla figlia, che si chiama Luce, in cui il poeta descrive , nel giorno del suo ventesimo compleanno, la sua nascita e la sua culla che “corre come un automobile verso la luce”, simbolo , par di capire , di un futuro luminoso e di un avvenire radioso che aspetta la piccola. L’ accostamento culla- automobile è un chiaro esempio di cosa Marinetti intendesse quando parlava di analogie senza fili, cioè di legami associativi tra due concetti o due oggetti, che, se sono chiari al poeta, però si rivelano spesso di difficile comprensione per il lettore. Nell’immaginario poetico il paesaggio pare perdere la sua connotazione naturalistica e farsi paesaggio tecnologico, dove l’automobile simboleggia l’idea di bellezza del movimento futurista e cioè la bellezza della velocità, e dove l’accenno alle armi ed alle mitragliatrici vuole essere l’immagine della esaltazione futurista dell’ardimento individuale, della guerra e del militarismo. L’adesione esaltante ai nuovi principi chiave della vita moderna: la dinamica della violenza e del rischio, la bellezza della velocità, la volontà di contestazione globale nei confronti di un inerte passato, ispira ed anima la poesia di Marinetti ed ecco le liriche dedicate alle grandi città, all’elettricità, al carbone, alla guerra come esplicazione dell’energia vitale dell’uomo potenziata dalle macchine. Marinetti pone così le basi di quel Manifesto tecnico della letteratura futurista che fissa le nuove regole a cui la poesia è ormai chiamata ad adeguarsi: la distruzione della sintassi, il verbo all’infinito, l’abolizione dell’aggettivo e della punteggiatura, il potenziamento massimo della rete analogica, volta a cogliere la realtà degli oggetti e dei fenomeni, e a tradurre nei fulminei trapassi della immaginazione senza fili non più la ormai ritenuta antiquata psicologia dell’io, quanto l’ossessione della materia. Nel Manifesto La poesia dei tecnicismi Marinetti scrive: “ compito della poesia e delle arti è sempre quello di idealizzare l’universo, verbalizzandone, riplasmandone, e sonorizzandone i pensieri, le forme, i colori, i suoni, i rumori, i profumi e i tattilismi”. E più dettagliatamente scrive: “ Vogliamo direttamente scavare ogni lavoro nella sua tipica tecnica e nella sua tipica produttività, per estrarne i brividi della poesia”. Sono affermazioni che se da un lato rendono evidente che l’elemento fondamentale della esperienza estetica creativa è la trasfigurazione, dall’altro mettono in risalto che sfugge a Marinetti che la creazione poetica e il rinnovamento dell’arte non possono venire dall’esterno, bensì dall’interno, nell’ordine dello spirito. E’ di tutta evidenza che in Marinetti l’ideologia sovrasta l’esemplare umano, che è negato alla virtù, alla carità, alla pietà. E seppure ha slanci di ardore patriottico , di tenerezza paterna, di cortesia e di generosità umana, è però sempre prevalente l’esaltazione delle energie creatrici dell’uomo più che la morale evangelica dell’amore. Si legge nell’opera del 1940 Il poema non umano dei tecnicismi, che raccoglie una serie di componimenti che si ispirano a forme ed innovazioni della scienza e della tecnica più moderne: “ mentre tutti i poeti della terra continuano più o meno a tornire e impreziosire nostalgie e disperazioni sui versi di Leopardi, Baudelaire o Mallarmé da molti anni il Movimento Futurista Italiano esalta nei suoi poeti e nei suoi artisti la speranza di creare una poesia e delle arti Non Umane, cioè estranee alla umanità mediante una sistematica estrazione di nuovi splendori e nuove musiche dai tecnicismi della civiltà meccanica”. Il contenuto del componimento L’Aviatore futurista parla con suo padre, il Vulcano rivela il pensiero del Fondatore del movimento futurista ed esprime appieno l’ansia dell’uomo nuovo di liberarsi dal contesto, dalla prigionia terrestre, unitamente all’ardimento festoso della liberazione. Non si può da tutto ciò, non dire, allora, che Marinetti, nell’esprimere l’ansia dell’uomo nuovo, del futurista, ardimentoso, invincibile, portato in alto, fuori dall’ordine costituito, dal suo animo forte, che non conosce rischi, è l’espressione per antonomasia del suo tempo, rappresentante l’immagine – simbolo della crisi spirituale del mondo contemporaneo.
Eduardo Terrana Saggista e Conferenziere internazionale su diritti umani e pace Tutti i diritti riservati all’autore
Complimenti un interessante saggio!