La notte di San Giovanni, quella tra il 23 e il 24 giugno, è da molti considerata una notte magica, carica di misteri e leggende, strettamente connessa al solstizio d’estate.
Una delle tradizioni più sentite di questa occasione riguarda la preparazione dell'acqua di San Giovanni, una miscela profumata e odorosa che sembra porti amore e fortuna. Secondo le antiche leggende, infatti, durante questa notte gli Dei facevano passare i nuovi nati sotto forma di rugiada.
Sembra quindi che in questo giorno dell’anno i fiori sprigionino un'energia particolare e potente. Vediamo allora come si usa e come preparare l'acqua di San Giovanni.
Acqua di San Giovanni, come si usa
APPROFONDIMENTO
Solstizio d'Estate: i riti tradizionali per celebrarlo.
L'acqua profumata realizzata in occasione della notte di San Giovanni viene usata per lavare viso e mani. Un gesto purificazione, che ricorda il battesimo di San Giovanni Battista.
Bagnarsi con la rugiada di questa notte ha un significato di rinascita e rinnovamento e secondo la tradizione porta fortuna, amore e salute.
L’acqua di San Giovanni porterebbe anche prosperità grazie alla magia dei fiori e sarebbe in grado di proteggere i raccolti, allontanando le calamità. Visto il periodo di grande siccità che stiamo attraversando, chi ci crede può preparare l'acqua di San Giovanni come buon auspicio per l'arrivo di piogge benefiche per l'acqua e i raccolti.
(dal web)
Mosaico di Giovanni il Battista, nella Basilica di Santa Sofia in Istanbul (12. Jh.) con la scritta greca Ό άγιος Ιω[άννης] ό Πρόδρομος “San Giovanni il Precursore”
Castello Aragonese (Taranto) castello di Taranto, Italia
La storia del Castello Aragonese di Taranto ha consentito di conoscere e raccontare la tragica vita del generale dell’esercito di Napoleone e il suo rapporto con uno dei più conosciuti romanzi della letteratura mondiale, il Conte di Montecristo. Non tutti, ancora, sanno che non solo il protagonista non è del tutto un’invenzione, ma che l’ispirazione sia nata dalle avventure vissute nel castello tarantino da un uomo realmente esistito. L’uomo in carne e ossa che ha ispirato allo scrittore francese Alexandre Dumas la figura del protagonista del romanzo “Edmond Dantès” era Alex Dumas, suo padre, morto quando lui aveva solo quattro anni.
Nato nella colonia francese di Saint Domingue nel 1762, da uno spregiudicato aristocratico e da una schiava nera, la vita del mulatto Alex non inizia sotto i migliori auspici: suo padre vende lui, sua madre e i suoi fratelli per pagarsi il viaggio di ritorno in Normandia. Sei mesi dopo, la sua fortuna cambia: il padre lo riscatta dalla schiavitù e lo porta con sé in Francia e, dopo essersi arruolato nell’esercito, Alex diviene uno dei soldati più affascinanti e valorosi. All’epoca in cui Napoleone invade l’Egitto, Alex è ormai diventato generale. Napoleone comincia a sentirsi minacciato da questo prestante e ormai celebre nobile mulatto, le cui gesta avevano assicurato le Alpi alla Francia, e orchestra la sua rovina. Dumas fugge dall’Egitto e, costretto da un naufragio, sbarca a Taranto, dove viene catturato e rinchiuso in prigione dai Borboni.
Nella prigione di Taranto, collocata proprio nel Castello Aragonese, il generale Dumas resterà due anni scampando più volte alla morte architettata dai nemici sanfedisti, affrontando le sue prove più dure, quelle che ispireranno una delle maggiori opere di narrativa del mondo.
«Sì, mio padre era un mulatto, mio nonno un negro e il mio bisnonno una scimmia. Come vede, signore, la mia famiglia comincia dove la sua finisce».
La più bella risposta che si possa dare a un razzista è di Alexandre Dumas, che a metà Ottocento rispose così a un imbecille che lo aveva disprezzato per le sue origini africane.
Il castello aragonese (o castel Sant'Angelo), con la sua pianta quadrangolare e il vasto cortile centrale, occupa l'estremo angolo dell'isola su cui sorge il borgo antico della città di Taranto.
BARI - Quartiere San Paolo intitolazione giardino a Maria Colangiuli vittima innocente di mafia, Municipio 3
Reportagr Fotografico di Giovanni Attolico
A distanza di 22 anni, con il Municipio III, Libera Bari con i familiari, oggi 7 giugno 2022 hanno intitolato al quartiere San Paolo di Bari un piccolo giardino alla memoria di Maria Colangiuli, vittima innocente di mafia, uccisa da un proiettile vagante, mentre si trovava sul balcone di casa.
Un tassello ulteriore di legalità nella storia di un quartiere che ha iniziato da tempo un percorso di resistenza e di riscatto.
𝐌𝐚𝐫𝐢𝐚 𝐂𝐨𝐥𝐚𝐧𝐠𝐢𝐮𝐥𝐢 aveva 70 anni quando il 7 giugno del 2000 fu uccisa da un proiettile vagante, uno dei tanti esplosi nel mezzo di una guerra di mala.
Si trovava sul balcone della propria abitazione, in uno dei tanti edifici di case popolari del quartiere, quando quel proiettile la colpì al fianco ledendole gli organi vitali.
Trasportata all’ospedale San Paolo, morì dopo pochi minuti.
Maria Colangiuli è un’altra vittima innocente delle guerre di mafia che lungo un ventennio - dagli anni ‘80 al 2000 - hanno tormentato pesantemente la vita del quartiere.
In quel ventennio, tali guerre avevano coinvolto la città, trascinandola in una grande lotta senza quartiere per il controllo nel grande traffico di stupefacenti.
Avevo 28 anni quando accadde questo triste episodio. Diversi anni più tardi, sentii di ricordarla dedicandole un trafiletto nel mio libro “Perché non sono un delinquente” pubblicato nel 2016, perché Maria avrebbe potuto essere mia madre e la madre di tanti di noi.
L'abbiamo ricordata il 7 giugno dello scorso anno apponendo dei fiori sotto la sua casa.
Quando il Comune di Bari ha aderito alla campagna nazionale "toponomastica al femminile" promossa da ANCI, l'8 marzo 2022 una nostra consigliera, Chiara Riccardi, la ricordò in sala giunta.
E ancora oggi, alla presenza dell’assessore alla Legalità Vito Lacoppola, del procuratore aggiunto della Direzione Distrettuale Antimafia 𝗙𝗿𝗮𝗻𝗰𝗲𝘀𝗰𝗼 𝗚𝗶𝗮𝗻𝗻𝗲𝗹𝗹𝗮, del referente regionale di Libera don Angelo Cassano e degli ufficiali del corpo di Carabinieri, AERONAUTICA, Guardia di Finanza, Marina Militare, e Polizia Locale di Bari, e del Parroco della Parrocchia Madre Della Divina Provvidenza, stringendoci intorno alla sua famiglia, l’abbiamo ricordata intitolandole un giardino in Via Vincenzo Ricchioni proprio qui al Q.re San Paolo.
Maria è quindi una vittima innocente di mafia. E la sua morte è una ingiustizia che ci porta con forza a scegliere di ribellarci, di non girare la faccia dall’altra parte, di denunciare sempre e comunque i responsabili di simili violenze, al fine di togliere terreno al potere mafioso.
Questa intitolazione è la testimonianza del nostro impegno che è un simbolo di lotta per fare in modo che questi tristi episodi non accadano mai più.
Con Pinuccio Fazio, @Vito Leccese, Vitandrea Marzano,
e i consiglieri municipali Andrea Caradonna, Umberto Carli e Stefano Franco
#Municipio3Bari
#NicolaSchingaroPresidente
Proverbio MaoriUn proverbio che invita all’ottimismo. Il suo significato è che guardando la vota con ottimismo e positività, come si guarda il Sole, vedremo le nostre paure scomparire dietro di noi.