
Tarantismo
Il tarantismo o tarantolismo è una sindrome culturale di tipo isterico riscontrata nel sud Italia, che nella tradizione popolare è collegata ad una patologia che si riteneva essere causata dal morso di ragni (il termine deriva da taranta o tarantola, nomi comuni di Lycosa tarantula, un ragno diffuso in zone mediterranee, che prende a sua volta il nome dalla città di Taranto) o talvolta attribuito ad altri animali comunemente ritenuti velenosi come serpenti o scorpioni. Il termine tarantismo indica propriamente la patologia stessa, che però, in quanto presente solo in quel contesto culturale, è stata considerata una forma di isteria, o un termine indicante manifestazioni idiopatiche di natura sconosciuta. Per estensione, con la parola tarantismo ci si riferisce anche al fenomeno culturale e terapeutico che ne costituisce il contesto presente storicamente anche in Sardegna e in Spagna, portato alla luce da studi approfonditi da parte dell’antropologo culturale Ernesto De Martino negli anni ’50 del ‘900.
Il tarantismo, che si manifestava soprattutto nei mesi estivi (il periodo della mietitura del grano in Puglia), era costituito da sintomi di malessere generale, quali stati di prostrazione, depressione, malinconia, quadri neuropsicologici come catatonia o deliri, dolori addominali, muscolari o affaticamento, e la maggior parte dei soggetti che ne denunciavano i sintomi erano donne.
Il quadro poteva includere sintomatologie psichiatriche, come turbe emotive e offuscamenti dello stato di coscienza, e poteva includere elementi che in passato sono stati associati alle nozioni di epilessia e isteria.
La “cura” tradizionale è una terapia di tipo musicale coreutico, durante la quale il soggetto viene portato ad uno stato di trance nel corso di sessioni di danza frenetica, dando luogo a un fenomeno che è stato definito un “esorcismo musicale”.
Secondo la leggenda la tarantola con il suo morso provocherebbe crisi isteriche. La tradizione popolare ritiene che alcuni musicanti fossero in grado, con la musica, di guarire o almeno lenire lo stato di “pizzicata”. Attraverso una suonata, che poteva durare anche giorni, cercavano di trovare la combinazione di vibrazioni con le note dei loro strumenti. Venivano utilizzati diversi strumenti, in particolare il tamburello. Ancora oggi sono diffuse espressioni scherzose o di rimprovero del tipo “Ti ha morso la tarantola?” rivolte soprattutto a bambini vivaci o persone particolarmente irrequiete.
Il tarantismo oggi
La tradizione del tarantismo è in qualche modo sopravvissuta sino ai nostri giorni con la messa-esorcismo del 29 giugno nella chiesa di San Paolo di Galatina. Tuttavia sono andati progressivamente scomparendo i momenti di partecipazione collettiva e diminuisce sempre di più il numero di persone che si recano alla chiesa per dare luogo al rituale. Il contesto in cui avviene l’esorcismo del resto è radicalmente cambiato: non più la comunità contadina riunita a condividere la stessa esperienza culturale ma solo una folla di curiosi e visitatori lontani dall’atmosfera culturale del rito.
Negli ultimi anni ha preso piede la rappresentazione teatralizzata e rievocativa della danza delle tarantate, da parte di alcuni gruppi musicali e associazioni culturali. Negli anni 1990 e 2000 tradizioni musicali appartenenti al genere della tarantella, in particolare la pizzica, sono tornate alla ribalta ottenendo un grande seguito. Tale riutilizzo di antichi tratti culturali inseriti in contesti completamente differenti e con significati profondamente mutati è un classico esempio di “revival folklorico”, fortunata definizione dell’antropologo Tullio Seppilli. Grazie a questa riproposta culturale, il fenomeno del tarantismo ha raggiunto un vasto pubblico anche fuori dai confini del Salento, per esempio nel lavoro di Alessandra Belloni.
Nel 1996 il regista italiano Edoardo Winspeare dirige Pizzicata. Il film, interamente girato nella provincia di Lecce, vede come protagonista l’attore italiano Cosimo Cinieri, e rappresenta il primo film che descrive questo fenomeno socio-culturale così complesso e misterioso delle lontane terre del Salento. L’approccio del regista in questo film, non ha solo un intento visivo e narrativo, ma si propone come una riflessione su un fenomeno non solo relegato alla cultura popolare pugliese, ma di una realtà che è stata per anni oggetto di studio da parte di antropologi e ricercatori. La musica della pizzica, infatti costituiva il principale accompagnamento del rito ‘etnocoreutico’ del tarantismo, e a differenza di quella più classica eseguita durante i momenti di festa generali delle comunità locali, il ritmo ‘terapeutico’ della pizzica aveva una tonalità peculiare più accelerata e spesso crescente.
La pellicola di Edoardo Winspeare evidenzia dunque il fenomeno del tarantismo come un momento di comunione di un’intera collettività, nell’intento di riappropriarsi della propria identità culturale.
Un’altra pellicola sul tarantismo è La sposa di San Paolo di Gabriella Rosaleva (1989). Il film non per nulla presenta il titolo alternativo Tarantula.
Ricerche web a cura di Cresy Caradonna
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