8-6-2020 – GIORNATA MONDIALE DEGLI OCEANI
OCEANI CONDANNATI A MORTE SENZA GARANZIE DI TUTELA
di Eduardo Terrana

Gli oceani da sempre costituiscono un valore incalcolabile per l’intero Pianeta, perché svolgono funzioni vitali per l’equilibrio globale e per la sopravvivenza di ogni forma di vita.
Da un lato proteggono le coste e regolano il clima, dal momento che assorbono il 90% del calore prodotto, in vario modo, dall’essere umano, dall’altro sono un serbatoio di vita indispensabile con la loro variegata biodiversità.
Sulle loro acque, inoltre, si snoda il 90% del commercio mondiale e un rilevante traffico di passeggeri.
Un ecosistema, pertanto, fatto di delicati equilibri, che però oggi appare in serio pericolo per gli effetti distruttivi prodotti dalle attività umane che generano aumento delle temperature, inquinamento e sfruttamento sconsiderato delle risorse.
IL Rapporto sullo stato degli oceani, redatto dal “Gruppo intergovernativo sul cambiamento climatico” ,(Intergovernmental Panel on Climate Change – IPCC), rileva che gli oceani sono sempre più caldi e più acidi. Oltre il 90% dell’energia che la Terra trattiene per effetto del riscaldamento climatico si scarica nelle acque oceaniche. Ciò causa l’allarmante scioglimento dei ghiacci polari e delle grandi distese di ghiaccio della Siberia, dell’Europa, del nord America, che si stanno riducendosi sempre di più , in modo continuo e costante, producendo il conseguente innalzamento degli oceani e dei mari regionali e la liberazione, al contempo, di quantità enormi di anidride carbonica rimasta intrappolata per millenni.
L’innalzamento degli oceani è un problema di rilevante portata per gli ecosistemi mondiali. Si consideri che dal 1993 ad oggi il tasso medio di innalzamento del livello marino è stato di circa 3,2 mm/anno dovuto a varie cause: all’espansione termica dell’acqua per più di 1 mm/anno; allo scioglimento delle distese degli strati di ghiaccio di Antartide e Groenlandia per un ulteriore 0,5 mm/anno; allo scioglimento di altri ghiacciai per circa 1 mm/anno.
Secondo le stime dello IPCC entro la fine del secolo il livello delle acque oceaniche e marine potrebbe variare tra lo 0,3 cm. e 1 m rispetto all’inizio del secolo. Un evento che l’Umanità non è attrezzata a fronteggiare ma che produrrebbe conseguenze preoccupanti sugli esseri umani e sul mondo animale e vegetale, nonché sui versanti economici, produttivi e sociali. Si considerino al riguardo alcuni importanti fattori. La popolazione mondiale , oggi, più di sette miliardi di persone, distribuita su tutti i continenti, abita in megalopoli che si affacciano sulla costa e circa il 50% degli abitanti mondiali vive entro i primi 60 km da essa. Risulta evidente quanto distruttivo sarebbe l’impatto della inondazione delle acque oceaniche e marine, prodotto dall’innalzamento, su queste aree. Altrettanto rilevanti sarebbero gli effetti sull’ ambiente naturale.
Altro preoccupante fenomeno causato dal riscaldamento climatico è, poi, l’acidificazione delle acque oceaniche e marine prodotto dalla alterazione chimica delle stesse per effetto diretto della enorme quantità ed intensità di anidride carbonica nell’atmosfera.
Ancora un grave problema è la presenza di una rilevante quantità di plastica negli oceani e nei mari. Immaginare una superficie di 10 milioni di Km/2, pari ad un territorio grande quanto l’intero Canada, ci dà la dimensione della vastità dell’isola di plastica presente nell’ habitat oceanico e marino, che s’incrementa sempre più per effetto delle correnti marine. Si stima che oltre otto milioni di tonnellate di plastica finiscono ogni anno negli oceani e nei mari. Un danno enorme per l’intero eco ambiente marino che a sua volta costituisce un grave pericolo per l’intera fauna marina, dal momento che il rimpiccolimento e lo sbriciolamento della plastica viene assimilato dai numerosi organismi marini, attraverso i quali finiscono nel circolo della catena alimentare.
Lo sfruttamento indiscriminato degli oceani, inoltre, minaccia di compromettere la sicurezza alimentare ed economica dell’intera comunità umana. Sono a rischio non solo gli stock ittici, ma anche il sostentamento di tre miliardi di consumatori di pesce nel mondo e, soprattutto delle popolazioni dei paesi in paesi in via di sviluppo che hanno nel pesce l’unico sostentamento. Gli effetti della veloce variazione climatica rischiano tra l’altro di provocare l‘estinzione di oltre 500 specie marine e di provocare l’ulteriore riduzione della produzione di ossigeno e di carbonio, di cui il sistema marino è il maggior produttore , che sono fattori base importanti di equilibrio per l’esistenza di ogni specie vivente in quanto mitigano gli effetti negativi del riscaldamento climatico.
L’ecoambiente oceanico e marino è supporto di vita per l’intero Pianeta. Deve essere, pertanto, protetto dal degrado che lo minaccia e mantenuto sano.
Ciò che sarà possibile, rileva il WWF: se si riducono gli effetti negativi del riscaldamento globale e dell’acidificazione; se si eliminano i fattori d’inquinamento; se si preserva il ciclo riproduttivo di ossigeno e carbonio del bacino oceanico e marino, evitandone, ogni ulteriore alterazione o disequilibrio e la conseguente riduzione; se si proteggono le zone costiere e marittime; se si proteggono gli habitat e si mantiene il sistema pesca a basso impatto; se si valorizza l’economia dei beni, dei benefici, delle merci e dei servizi che l’oceano fornisce.
In tale ottica la conservazione degli oceani e l’uso sostenibile delle risorse marine, già parte integrante, peraltro, degli “Obiettivi di sviluppo sostenibile” del programma d’azione delle Nazioni Unite, deve trovare un rinnovato vigore ed impulso al fine di garantirne la tutela, anche in una visione più ampia di sostenibilità economica, sociale ed ambientale.
La celebrazione della Giornata Mondiale degli Oceani, nella ricorrenza dell’8 giugno, rinnova ed esorta tutti all’assolvimento di questo impegno.
Eduardo Terrana
Saggista e Conferenziere internazionale su diritti umani e pace
Diritti riservati all’Autore

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