LE FORESTE BRUCIANO – I GHIACCIAI SI SCIOLGONO – I MARI SI INNALZANO
S.O.S. TERRA – UN MONDO DA SALVARE
di Eduardo Terrana

Un dato che mi ha particolarmente impressionato è quello diffuso, in luglio 2019, dal Servizio di monitoraggio atmosferico,” Copernico,( Copernicus Atmosphere Monitoring”), sullo stato dell’inquinamento atmosferico terrestre.
Un numero ci da l’immediato fotofinish della situazione : 6.375, ovvero i milioni di tonnellate di anidride carbonifera che sarebbero finiti nell’atmosfera a causa degli incendi.
Nel 2019 non ha bruciato solo l’Amazzonia, ma anche l’Indonesia, la Siberia ,la Russia, il Canadà, l’Alaska,, la Groenlandia , l’Australia e incendi si sono verificati anche in Colombia, Venezuela, Siria , Messico, nell’area mediterranea e nell’isola di Gran Canaria, la seconda isola più grande dell’arcipelago spagnolo nell’Atlantico. Quel che è grave è che non trattasi di casi unici o sporadici ma frequenti, anche negli anni trascorsi, infatti, si sono registrate calamità analoghe, sempre provocate, , oltre che da eventi atmosferici e cosmici, per un 5%, anche dalla mano dell’uomo, responsabile del restante 95%.
Se si comparano i dati forniti dal Global Forest Watch Fires (Gfwf), l’Organizzazione di ricerca che monitora gli incendi in oltre 60 Paesi al mondo , si può avere il quadro abbastanza grave della situazione. L’Organizzazione, che si avvale anche delle rilevazioni satellitari, avrebbe stimato in 2 milioni e 910 mila le allerte incendio in varie parti del mondo nell’arco di tutto il 2019, centomila più di quelle rilevate nel 2018 e oltre duecentomila più di quelle rilevate nel 2017.
Il fenomeno appare preoccupante, e tale resta, perché gli incendi non diminuiscono ma sono in aumento con effetti deleteri per il clima, per l’ ambiente, per l’essere umano, per il mondo animale e vegetale.
Preoccupanti, si rileva, sono gli effetti dei grandi incendi sui cambiamenti climatici, perché maggiori incendi vogliono dire maggiore anidride carbonica (CO2) nell’aria e conseguente maggiore riscaldamento con inevitabile aumento delle temperature, che a loro volta facilitano ulteriori condizioni di incendi in grandi aree geografiche, innescando così un circolo vizioso in continuo rinnovarsi.
Le emissioni di anidride carbonica nell’atmosfera sono una grande calamità, perché, rileva il World Economic Forum, un pianeta sempre più caldo avrà periodi di siccità sempre più lunghi, su aree sempre più vaste. Questo significa che il suolo e le piante, private dell’acqua, saranno più predisposte a prendere fuoco.
Le previsioni, in prospettiva, non lasciano adito all’ottimismo. Il riscaldamento globale nel prossimo futuro è destinato ad aumentare, come aumenteranno le allerte incendio, con conseguente diminuzione delle aree destinate alla coltivazione che causeranno preoccupazioni per l’insicurezza alimentare che ne deriva.
Gli effetti nocivi sull’ambiente, pertanto, sono e saranno devastanti. Gli incendi non solo riducono gli spazi produttivi, destinati all’agricoltura ed all’allevamento di bestiame, ma producono sempre più vaste zone desertiche. La riduzione poi di boschi e foreste favorisce lo sviluppo di virus e batteri.
Oltremodo dannosi sono poi gli effetti del fumo che si sprigiona dalla combustione delle fiamme che producono inquinamento tossico.
Si consideri che il fumo prodotto dagli incendi nella sola area amazzonica si è propagato in tutto il Sudamerica. Oltre ad avere prodotto un impatto decisamente negativo su oltre tre milioni di specie conosciute di piante e animali nella regione e nei Paesi limitrofi e provocato la morte di vari milioni di capi e di specie animali, l’anidride carbonica ha messo in pericolo la salute di persone di diversi Stati, tra cui Argentina, Perù. Cile, Paraguay, Colombia, Venezuela, tutte ad alta densità umana. L’inquinamento ambientale ed atmosferico non fa ammalare solo il pianeta, ma anche esseri umani, animali e piante.
Le malattie registrate sono quelle cardiovascolari e respiratorie: 6,5 milioni di morti l’anno, tumori e infezioni gravi.
Non meno drammatici sono gli effetti dell’aumento della temperatura sullo scioglimento dei ghiacci artici e delle alte vette. Un dato per tutti lo offre la Groenlandia dove il ghiaccio si scioglie sette volte più velocemente rispetto agli anni ’90.
Il rapporto dell’ONU sul clima parla di danni molto gravi. Il cambiamento climatico sta riscaldando gli oceani e sbriciolando le distese ghiacciate del pianeta, mettendo a rischio gli stessi sistemi dai quali dipende la esistenza dell’essere umano e del mondo animale e vegetale.
Viene evidenziato che sul clima non c’è più tempo da perdere e bisogna intervenire subito, drasticamente, se si vuole evitare che la temperatura media globale aumenti nei prossimi 12 anni oltre la soglia limite di 1,5 °C, ritenuta una soglia di sicurezza accettabile. Diversamente le conseguenze sarebbero disastrose con maggiore siccità, con ondate di caldo e più incendi, con l’innalzamento delle acque degli oceani e dei mari e con inondazioni lungo le aree costiere.
Citando ancora la Groenlandia, un territorio ricoperto per l 80% di ghiaccio, nel mese di luglio 2019 si sarebbero sciolti e dispersi nell’ oceano 197 miliardi di tonnellate di ghiaccio, un evento record che ha prodotto un innalzamento del livello medio dei mari dello 0,5 millimetri. E il fenomeno continua e si mantiene costante .
Importante rilevare è , però, che lo scioglimento, di tutti i ghiacciai del pianeta, in atto, produrrebbe un innalzamento del livello marino di oltre un centimetro ogni anno.
Di conseguenza entro fine secolo il livello marino potrebbe alzarsi di un metro e più. Un evento questo non trascurabile per gli effetti sugli ecosistemi mondiali dalle conseguenze non immaginabili sui versanti sociali, economici e produttivi.
Eduardo Terrana
Saggista e Conferenziere internazionale su diritti umani e pace
Tutti i diritti riservati all’ autore

