“Bari” di Crescenza Caradonna

Nella foto Colonne Doriche

Bari

Bari ha origini Bizantine Normanne, succedutisi ai Normanni gli Svevi, Bari vide il tramontare delle autonomie conquistate nel corso dei secoli contro Normanni, papato e i due imperi, quello d’Oriente e quello d’Occidente. Federico II però, nonostante la sua diffidenza nei confronti dei baresi, considerati all’epoca irrequieti e poco fedeli, diede a Bari il primato della regione, e vi ricostruì il castello, dove vi istituì una delle sette grandi fiere che si tenevano nel regno di Sicilia, le concesse nuovi privilegi e ne favorì i commerci.

Sotto gli Angioini ebbe inizio la lunga decadenza di Bari, dilaniata dalle lotte dei signorotti locali e dai banchieri stranieri, cui gli Angioini vendevano i privilegi commerciali. Sotto Giovanna I la città fu invischiata nelle lotte tra Angioini e Durazzeschi; Ladislao tentò di risollevarla con alcuni privilegi, ma Giovanna II la rese nuovamente feudo nel 1430.

Sotto gli Aragonesi la situazione non cambiò: nel 1464 fu donata infine agli Sforza di Milano, che sotto Isabella d’Aragona, vedova di Gian Galeazzo Maria Sforza, riuscì a riportare Bari, seppur per breve tempo, ai fasti di un tempo, tenendovi corte, fortificando le mura e il castello e favorendo la cultura. Sua figlia Bona Sforza, vedova di Sigismondo I di Polonia, tornò a Bari nel 1548 e ivi morì nel 1557; il suo corpo fu sepolto nella basilica di San Nicola.

«Per me, la trovo attraente questa città nuova, con le sue vie larghe, ad angoli retti, che consentono di veder sempre in fondo ad esse il mare, come si vedono a Torino le Alpi.»
(Paul Bourget, Sensations d’Italie, 1891)

Il porto di Bari in una stampa ottocentesca

©Crescenza Caradonna

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