
MAESTRO PARLA A MIO FRATELLO!
XVIII Domenica del Tempo Ordinario (C)
+In quel tempo, uno della folla disse a Gesù: «Maestro, di’ a mio fratello che divida con me l’eredità». Ma egli rispose: «O uomo, chi mi ha costituito giudice o mediatore sopra di voi?». +
Quante volte ci chiediamo il motivo di tanta ingiustizia nel mondo? Magari ipotizzando anche una presunta latitanza di Dio o addirittura il suo completo disinteresse. Proprio il brano che ci viene proposto può aiutarci a rispondere a queste domande. Ci viene presentata la situazione di un uomo che, dichiarandosi vittima di un torto da parte di suo fratello, chiede a Gesù di intervenire per risolvere il problema. La risposta che il Maestro dà, rende subito chiaro che la richiesta avanzata è inappropriata rispetto al suo vero ruolo. Egli non può essere certamente il nostro giudice/poliziotto privato.
La risposta di Gesù lascia intuire anche una certa indisposizione da parte sua, come se fosse stanco dei continui fraintendimenti riguardo alla natura della sua missione. Tuttavia egli non si sottrarrà alla richiesta avanzata dall’uomo, ma ammonirà il fratello avido attraverso la parabola riportata in questo brano. Ritroviamo questo atteggiamento anche altrove. L’episodio della madre Sirio-Fenicia, riportato da Matteo (15,21-28) e Marco(7, 24-30) o quello delle nozze di Cana (Gv 2, 1-11) sembrano far trasparire, dal comportamento del Cristo un’iniziale indisposizione difronte alle richieste che gli vengono poste, ma che muta poi in una piena disponibilità. Ritengo che questo dato arricchisca molto l’aspetto umano di Gesù lo faccia sentire più vicino a tutti noi.
+E disse loro: «Fate attenzione e tenetevi lontani da ogni cupidigia perché, anche se uno è nell’abbondanza, la sua vita non dipende da ciò che egli possiede».+
L’intervento di Gesù dimostra la sua abilità nel saper cogliere al volo le occasioni, la sua risposta, infatti, diventa una ammaestramento dal valore universale. Molta gente si sente davvero al sicuro quando è economicamente “tranquilla”. Più disponibilità economica si ha, più ci sente al sicuro: niente di più falso! Non a caso quel “Fate attenzione!” Introduce l’ammonizione del Maestro, il suo scopo è quello di sottolineare la necessità di restare in guardia nei confronti di un pericolo concreto.
+”Poi disse loro una parabola: «La campagna di un uomo ricco aveva dato un raccolto abbondante. Egli ragionava tra sé: “Che farò, poiché non ho dove mettere i miei raccolti? Farò così – disse –: demolirò i miei magazzini e ne costruirò altri più grandi e vi raccoglierò tutto il grano e i miei beni. Poi dirò a me stesso: Anima mia, hai a disposizione molti beni, per molti anni; ripòsati, mangia, bevi e divèrtiti!”. Ma Dio gli disse: “Stolto, questa notte stessa ti sarà richiesta la tua vita. E quello che hai preparato, di chi sarà?”. Così è di chi accumula tesori per sé e non si arricchisce presso Dio».+
“E un uomo sedeva da solo. Sprofondato in una grande tristezza. Tutti gli animali si avvicinarono a lui e gli dissero: Non ci piace vederti così triste, chiedici quello che vuoi e lo avrai. L’uomo disse: Voglio avere una buona vista. L’avvoltoio rispose: Avrai la mia. L’uomo disse: Voglio essere forte. Il giaguaro rispose: Sarai forte come me. Allora l’uomo disse: Vorrei tanto conoscere i segreti della terra. Rispose il serpente: Te li mostrerò. E così fu con tutti gli animali. E quando l’uomo ebbe tutti i doni che loro potevano dargli, se ne andò. E il gufo disse agli altri animali: Ora l’uomo sa molto ed è capace di fare molte cose… improvvisamente ho paura. Il cervo disse: L’uomo ha tutto quello di cui ha bisogno, ora non sarà più triste. Ma il gufo disse: No. Io ho visto un buco nell’uomo, profondo come una fame che mai si placherà. Questo lo rende triste e lo spinge a desiderare. Lui continuerà a prendere e a prendere, finchè un giorno il mondo dirà “Non esisto più e non ho più nulla da dare.” (Antica fiaba Indios riportata nel Film “Apocalypto”)
Uno dei più grandi problemi dell’umanità? Senza dubbio l’avidità è un’ottima candidata. L’individuo descritto nella parabola, dalle caratteristiche terribilmente attuali, riesce ad immaginare di poter conseguire la sua felicità solo attraverso il raggiungimento di una vergognosa opulenza. È spaventoso il vuoto esistenziale ed umano che si nasconde dietro chi nutre e persegue una simile visione della vita. Infatti essa presuppone una sua sostanziale assenza di senso, se non quello di rispondere all’umano bisogno di infinito con ogni più vile e inutile surrogato di felicità. L’invito di Gesù è invece quello di “arricchirci davanti a Dio”, ovvero: realizzare il nostro più profondo è vero motivo d’essere: portare a compimento quella “somiglianza” con il Dio rivelatoci dal Figlio, che si esprime pienamente nell’amore incondizionato verso le sue creature. Accumuliamo un tesoro in cielo quando doniamo (cfr. Mc 10, 17-30), un tesoro che non potrà essere tolto da ladri, ruggine e tignola (Mt 6, 19-24), ne dalla stessa morte come ci ricorda proprio questo brano.
Felice Domenica

Fra Umberto Panipucci
L’ha ripubblicato su Crescenza Caradonna's Blog .
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