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L’autismo è una condizione di disordine neuropsichico
che coinvolge molteplici aspetti dello sviluppo emotivo, sociale e
intellettivo di chi ne viene colpito. Il soggetto autistico ha
comportamenti ripetitivi e maniacali, difetta di capacità empatica,
tende all’isolamento, manifesta ritardi nell’apprendimento. Prova
sentimenti ed emozioni come tutti, ma non riesce ad esprimerli, a
riconoscerli negli altri, e a comunicarli.
Detto questo, bisogna subito chiarire che oggi, piuttosto che parlare di
autismo in generale, si preferisce utilizzare la definizione di Disturbi dello Spettro Autistico (ASD),
che accorpa tutta una serie di eterogenei disordini neuropsichici con
sintomatologie molto diverse tra di loro e di livelli di gravità
differenti, tuttavia riconducibili allo stesso “ceppo”. Tra questi:
- Sindrome di Asperger
- Sindrome di Heller (disordine disintegrativo infantile o CDD)
- Disturbo pervasivo dello sviluppo (PDD)
L’incidenza dei disturbi dello spettro autistico è in aumento – o meglio, sono in aumento le diagnosi precoci rispetto al passato – e si stima colpiscano circa 10 nuovi nati ogni 10mila. Vediamo quali sono i sintomi più comuni che interessano in modo più o meno accentuato e trasversale i diverti tipi di autismo.
’autismo (ASD), è un disordine ad ampio spettro.
Cosa significa? Che due soggetti con la stessa diagnosi possono
manifestare sintomi molto diversi tra di loro. Questo, tuttavia, non
impedisce di individuare alcuni tratti caratteristici di questa
variegata malattia neuropsichica che interessano diverse aree dello
sviluppo, e che si manifestano tipicamente prima del compimento dei 3
anni di vita del bambino. Vediamoli tutti.
Difetti nell’acquisizione delle abilità sociali e comunicative
Sono i sintomi più peculiari associati all’autismo, e includono segnali specifici che il bambino invia e che vanno immediatamente rilevati in quanto del tutto atipici rispetto ai comportamenti standard dei coetanei “sani”. Fate attenzione se:
- Il bambino non risponde se interpellato con il suo nome, o non bada se gli parlate
- Rifiuta le coccole e gli abbracci, preferisce stare e giocare da solo
- Rifugge il contatto visivo e la sua mimica facciale appare ridotta al minimo
- Ritarda nell’acquisizione del linguaggio, e anche quando apprende questa abilità, non la usa. Talvolta si presenta un regresso, e il bambino smette di usare anche quelle parole che aveva imparato in precedenza
- Non è in grado di iniziare o sostenere una conversazione, anche minima, o si limita a ripetere ciò che dite voi anche senza comprenderne il significato
- Parla in maniera “robotica”, con un tono falsato, in modo ripetitivo e meccanico
- Sembra non comprendere semplici comandi o domande
- Sembra disinteressato a manifestare le sue emozioni e a comprendere quelle altrui (inclusi pianto, paura, rabbia, gioia)
- Reagisce agli approcci altrui in modo passivo o aggressivo-distruttivo
- Non sembra apparentemente in grado di interpretare il linguaggio non verbale, come le espressioni facciali (inclusi riso e sorrisi) o i movimenti del corpo
Schemi di comportamento
I soggetti autistici fin dalla tenera età si identificano con comportamenti singolari, diversi da quelli degli altri bambini. In genere sono automatismi, tic, gesti compulsivi e ripetitivi che perdurano fino all’età adulta. Vediamo i più comuni e facili da identificare:
- Movimenti ripetitivi come dondolamenti del corpo battere delle mani
- Comportamenti autolesionistici come lo sbattere la testa al muro o mordersi le mani
- Messa in atto di comportamenti rutinari o piccoli rituali che se disturbati possono provocare vere e proprie crisi di rabbia esplosiva
- Peculiare attrazione verso particolari insignificanti di oggetti o luoghi, ma totale disinteresse per l’”intero”, come se il bambino non ne comprendesse la natura o l’uso
- Singolare ed eccezionale sensibilità alle luci, ai suoni (specie improvvisi) e al contatto fisico
- Disinteresse verso giochi di ruolo o imitativi
- Preferenze specifiche e spiccate per i cibi in base a caratteristiche indipendenti dal gusto, come la forma o il colore
Questa sintomatologia con il passare
degli anni può accentuarsi o – al contrario – tendere a normalizzarsi,
ma questo dipende sia dalla gravità della forma autistica, che dalla
tempestività della diagnosi e del trattamento terapeutico conseguente.
Alcune forme di autismo, tipicamente la sindrome di Asperger, non
impediscono una vita “normale” e, anzi, in molti casi chi ne sia colpito
manifesta attitudine brillante allo studio e notevoli capacità
intellettive. Con le necessarie terapie è altresì possibile costruirsi
una rete di relazioni e di affetti duraturi e appaganti.
Cause e Fattori di rischio
Le cause che concorrono allo sviluppo dei disordini dello spettro autistico non sono del tutto chiare, ma ormai gli specialisti sono abbastanza concordi nel ritenere che all’origine ci sia una combinazione di cause genetiche e ambientali. Vediamo nello specifico:
- Cause genetiche: i geni coinvolti nei disturbi dello spettro autistico sono molti, inoltre in alcuni bambini tali mutazioni genetiche sono associate a difetti cromosomici come la Sindrome da X fragile o la sindrome di Rett. Inoltre sembra che alcuni geni coinvolti “mutino” dopo la nascita, mentre altri deficit siano ereditari o si manifestino in fase intrauterina.
- Fattori ambientali: anche in questo caso, sono davvero tantissimi e tutti in fase di accertamento. Durante la gravidanza madre e feto potrebbero essere stati esposti a virus, inquinamento chimico o di altra sostanza tossica, ma anche lo smog dell’aria (nelle zone a particolare concentrazione di polveri sottili) potrebbe avere una sua “colpa”. Secondo alcuni studi febbri prolungate e infezioni curate con antibiotici durante la gravidanza potrebbero in qualche caso aumentare il rischio che il bambino sviluppi una forma di autismo dopo la nascita.
Oltre alle cause specifiche, che come abbiamo visto sono ancora controverse, ci sono diversi fattori di rischio che sono ormai considerati come sicuramente coinvolti nella incidenza dei casi di autismo nel mondo. Tali fattori sono:
- Sesso maschile: i bambini sono più vulnerabili ai disordini dello spettro autistico rispetto alle bambine.
- Familiarità: aumentano i rischi per i bimbi che nascano in famiglie in cui si siano manifestati casi di malattie psichiche come schizofrenia o disturbo bipolare della personalità.
- Genitori anziani: come sempre quando si parla di mutazioni genetiche, sembra che incida proprio l’età dei genitori, e in particolare – per quanto riguarda l’autismo – del padre. Più è anziano, maggiori sono i rischi.
- Prematurità: i bimbi che nascano molto prematuramente rispetto al termine naturale della gravidanza sono più a rischio di sviluppare disturbi dello spettro autistico rispetto agli altri.
Diagnosi e terapie
Quanto prima si giunge ad una diagnosi di autismo, tanto più efficace sarà la terapia perché si potrà iniziare a trattare il bambino nel modo più corretto per il suo specifico disturbo. A tal riguardo, come abbiamo visto è particolarmente importante che i genitori o chi per loro, osservino i comportamenti del piccolo dalla nascita ai 3 anni (l’età in cui i disturbi iniziano a manifestarsi), per individuare le anomalie che corrispondono ai sintomi più tipici delle diverse forme di autismo e che devono portare ad una visita neurologica specialistica. Il bambino verrà quindi sottoposto a test accurati che sono in grado di rilevare ritardi cognitivi, nell’apprendimento del linguaggio e nelle abilità sociali anche prima dei 2 anni di età. A questi test di solito si associano anche analisi genetiche per una conferma più robusta della diagnosi. Una volta giunti a quest’ultima, quali sono i passi da fare? Per prima cosa, va detto che purtroppo la maggior parte dei disturbi dello spettro autistico non trattati opportunamente, possono determinare conseguenze irrecuperabili nello sviluppo del bambino e poi dell’adulto, tra cui:
- Impossibilità di completare un percorso scolastico
- Difficoltà nel trovare una professione compatibile con la propria disabilità
- Isolamento sociale
- Impossibilità a raggiungere l’autonomia e vivere una vita indipendente
- Rischio di essere vittima di bullismo
- Difficile vita di relazione e familiare
Per ridurre al minimo queste conseguenze, e per offrire al bambino autistico una concreta speranza di condurre un’esistenza quanto più “normale” possibile, si possono percorrere molte strade, e in genere i risultati non tardano ad arrivare. Con un approccio multidisciplinare è possibile fornire al bambino gli strumenti per capire e gestire al meglio la propria disabilità. Le terapie offerte sono di tipo psicologico e comportamentale, di tipo prettamente cognitivo, e solo in minima parte farmacologo. Attualmente si punta molto anche sullo sport, sull’arte terapia e sulla pet therapy (terapia con gli animali), che sembra sortire effetti sorprendenti. È molto importante che tutta la famiglia sia coinvolta nel percorso terapeutico del bambino, perché essa costituisce la prima rete di supporto e di apprendimento, e l’affetto non è sufficiente ad aiutare chi sia portatore di questo tipo di disabilità. Anche genitori, ed eventuali fratelli o sorelle vanno guidati a relazionarsi con il soggetto autistico nel modo più corretto per aiutarlo a migliorare le proprie abilità sociali e cognitive.
Vaccini e autismo
Il possibile legame tra insorgenza dell’autismo e vaccini (di alcun tipo), è stato uno degli argomenti di maggior dibattito sociale che ha generato allarmismo del tutto ingiustificato e un altrettanto ingiustificato (nonché pericoloso) terrore di sottoporre i propri figli alle vaccinazioni obbligatorie o facoltative.
Lo studio da cui tutto era partito ormai decenni fa, è stato totalmente invalidato perché inconsistente sotto il profilo dei risultati e soprattutto perché ottenuto con metodi non rigorosamente scientifici.
Altri studi più recenti hanno dimostrato in modo inequivocabile la inesistente relazione tra vaccini e rischio di sviluppare disturbi dello spettro autistico. I due mondi, non si toccano, semplicemente.
DAL SITO WEB
https://www.doveecomemicuro.it/notizie/aggiornamenti/autismo
