Chi era Antonio Bibbò di Crescenza Caradonna

UN RICORDO DELL’ARTISTA
Antonio Bibbò

Antonio Bibbò

BIBBO ANTONIO, scultore e pittore. Nato a Castelvetere (Bn). Viveva a Bari dal 1956. Docente presso l’Istituto d ‘Arte prima e titolare della cattedra di figura e ornato modellato presso il Liceo Artistico poi ne divenne Preside. Ha partecipato ad importanti esposizioni ed a vari concorsi nazionali. Ha tenuto mostre personali e la sua intensa attività lo pone tra i più fecondi scultori che operano in Puglia. Hanno Scritto della sua attività illustri critici e personalità della cultura.Sue opere si trovano in vari edifici pubblici, istituzioni e collezioni private.

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Antonio Bibbò è un’artista che si definisce “un uomo d’oggi ma non moderno“. Dalle origini napoletane e poi trasferito a Bari dal 1956, ha maturato la sua formazione artistica proprio alla scuola di Napoli. Una maestro nel suo campo ma anche nella vita: generazioni di giovani artisti sono stati suoi alunni, tra cui tanti di Noci, presso l’istituto d’Arte di Bari dove era insegnante e poi preside, cosi come nel Liceo Artistico di Matera. Una carriera arricchita da tanti concorsi importanti, esposizioni e mostre nazionali, come la Galleria “La Barcaccia” di Roma, la presenza alla mostra d’Oltremare di Napoli, alla Biennale di Milano e alla Quadriennale di Roma. Tra le innumerevoli opere che ha prodotto ricordiamo “Paliotto di Bronzo” all’altare principale della Cattedrale di San Sabino di Bari; il gruppo scultoreo in bronzo presso l’ospedale di Venere di Carbonara, il monumento al porto di Trani.

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Un artista malinconico e dal continuo impegno, tanto da renderlo uno dei più fecondi di Bari. Della sua opera ci dice “Sono affascinato dalla figura e sono fedele alla tradizione mediterranea della raffigurazione. La scultura parte dalla pittura, dal disegno e dallo studio dei volumi perchè la dimensione tridimensionale comporta uno studio completo. Ogni opera deve trasmettere una sintonia, data dall’equilibrio“.

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Monumento nono centenario degli Statuti Marittimi

Gli Statuti Marittimi di Trani sono da considerarsi come il più antico codice marittimo del Mediterraneo nel Medioevo e costituiscono la testimonianza più elequente della prosperità economica raggiunta da Trani nel secolo XI e dal grado di maturità civile della sua gente. Gli “Ordinamenta Maris” sono stati pubblicati nel 1063, risultano essere, quindi, anteriori alle Tabulae Amalphitanae. In essi sono descritte le regole della contribuzione, delle cose trovate in mare, dei diritti e degli obblighi del padrone, dei marinai, del nocchiero, dello scrivano e del contratto di noleggio. La loro importanza stà nel fatto di aver offerto le basi per la formazione del Diritto Italiano alla Navigazione.

Negli Ordinamenta per la prima volta nella storia della navigazione, viene considerata la figura del marinaio fino a quel momento ritenuto un semplice schiavo al servizio del padrone. Con l’avvento ed il riconoscimento del codice tranese, il marinaio acquista una propria dignità, diventa il lavoratore che ha bisogno di essere tutelato. In termini moderni potremmo parlare di un contratto sindacale tra marinai e datori di lavoro. Una forte presenza degli Ordinamenta Maris, si trova in piazza Quercia, cuore del centro storico e ingresso storico verso il porto, qui si trova collocato un bassorilievo bronzeo, opera di Antonio Bibbò e Vito Stifano, eretto tra il 1963 e il 1964, in occasione del nono centenario.

«Un artista fortemente impegnato nel rinnovamento delle arti plastiche, Bibbò ha saputo sintetizzare le componenti avallate dalla migliore tradizione e quelle proposte dalle nuove istanze espressive, creandosi un proprio spazio ope rativo dove convergono i drammi irrisolti della nostra società.Per Bibbò l’arte non è deformazione consapevole dell ‘oggetto, nè violentare la natura, nè la rinuncia all’armonia, ma bisogno di comunicare qualsiasi valore di genere emotivo, esprimere ciò che si è maturato dentro, senza ricorrere a sterili cerebralismi, mediante un proprio raffinato linguaggio artistico per sottolineare l’essenziale ed educare al proprio modulo di comunicare, allargando la ristrettezza fruitiva delle masse. Non condizionato a forme ideologiche – che mentre esaltano la libertà di espressione ne tarpano e ne ridimensionano i contenuti nell ‘esaltazione adulatrice di un messaggio – lo scultore, senza superare il concetto usuale di forma nella quale la società si riconosce, trasforma in linguaggio forme nate dalla fantasia e dall’esperienza.


Il suo piacere di plasmare non si realizza nel disumanare o nel far decantare la figura umana e i suoi più intimi fer menti, ma concreta nella forma un potere evocativo che determina il recupero dell ‘attenzione sui grandi temi del l’esistenza. Ecco perchè le oscillazioni del gusto, dovute all’attuale crisi dell ‘arte e alla mancata fruizione di essa, si appagano nei suoi vuoti-pieni, nelle luci-ombre che danno movi mento alla staticità espressa fino a comunicare la vitalità.

Le sue opere sono come una pagina di un libro in cui i valori estetico-sociali ed educazione psichica costituiscono la trama di un dramma millenario e affascinante.»
(Vito Cracas)
dal sito ufficiale di Antonio Bibbò

Ritratto di ANGELA presso Collezione Provincia di Bari

Crescenza Caradonna

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