ITALO CALVINO- NARRATIVA TRA REALISMO E FAVOLA
di Eduardo Terrana
Italo Calvino nasce a Santiago de Las Vegas, vicino a l’Avana (Cuba), nel 1923, da genitori italiani. E’, però, sempre vissuto in Italia.Dopo studi regolari e laurea in lettere a Torino, si da, giovanissimo, all’attività letteraria, dopo aver partecipato alla Resistenza in Liguria.Il suo primo romanzo è del 1947: “Il sentiero dei nidi di ragno”, al quale seguiranno “ Ultimo viene il corvo”, 1949; “Il Visconte Dimezzato”, 1952; “ Il Barone Rampante”, 1957; “Il Cavaliere Inesistente”, 1959 ; “I Racconti”, 1958.Interviene nel dibattito culturale e letterario distinguendosi per lucidità e rigore di analisi, memorabili i “Saggi”: “ Il Midollo del leone”, in “Paragone”,giugno 1955; “Il Mare dell’oggettività”, nel “Menabò 2”, 1959; “La sfida al labirinto”,1961. Nel 1963 scrive “Marcovaldo”, un libro per ragazzi. Con “Le Cosmicomiche”,1965, inizia la fase della sua produzione, definita “scientifica”, che comprende: “ Ti con zero”, 1967; “Le città invisibili”, 1972 e “Il Castello dei destini incrociati”, 1973.
In queste ultime opere Calvino pone il problema del rapporto tra l’opera letteraria ed il lettore, giungendo a concludere che lo schema formale del racconto è una gabbia che racchiude dei contenuti informi del tutto slegati dalla realtà e, pertanto, la sua validità sta solo in ciò che il lettore vi legge. Negli ultimi anni della sua vita soggiorna a lungo a Parigi, venendo così a contatto con le avanguardie letterarie francesi. Con Elio Vittorini fonda il “Menabò”. Muore a Siena nel 1985.La narrativa di Calvino si sviluppa in molteplici direzioni: rievocazione di episodi della guerra e della Resistenza; parabole filosofico – morali di impronta illuminista; grotteschi ritratti dei mali della società contemporanea; invenzioni fantascientifiche soffuse di sottili ironie. Nelle sue pagine si alternano realismo e favola: in alcune opere lo scrittore si muove da spunti sociologici, tentando una trascrizione immediata del dato reale; più spesso lo elabora in chiave di moralità o, appunto di favola, che non è evasione, bensì interpretazione del presente e della realtà, dai quali Calvino non distoglie mai lo sguardo. La favola, infatti, è per Calvino uno stampo in cui colare, con apparente distacco da concreti riferimenti storici, i problemi fondamentali dell’uomo.La dimensione narrativa di Calvino è favolosa e fantastica, dominata da uno straordinario gusto inventivo e dal divertimento per l’intrecciarsi di fantastiche trovate.E’ però la sua una fantasia che ritrae allegoricamente la condizione dell’uomo contemporaneo, sempre alienato, impedito e impossibilitato a raggiungere l’integrità, la completezza.Le favole di Calvino si aprono ad una vasta gamma di significati relativi alla condizione umana e storica, sottesa da un impegno razionale di conoscenza e di meditazione sulla realtà storica che mantiene , però, l’interesse per la realtà contemporanea, che lo scrittore trascrive attraverso la mediazione della favola e dell’ironia, ma sempre avendo ben visibile una precisa realtà italiana.E questo aggancio con la realtà storica ed umana è stata in Calvino costante ed è presente nelle sue ultime opere, definite scientifiche: “Le Cosmicomiche” e “Il Castello del destini incrociati”, dove la vocazione alla favola si apre alla migliore narrativa fantascientifica, dando luogo ad invenzioni, a rapporti, collocati in una prospettiva cosmica.
L’opera di Calvino, che si caratterizza per la vocazione al fiabesco, si inserisce nella narrativa neorealista, passando da un neorealismo a carica fiabesca alla fiaba surrealista, alla fiaba sociologica, alle fiabe cosmiche. Come i neorealisti, Calvino ha la tendenza a rappresentare la realtà problematica del rapporto uomo-società, giungendo alla conclusione che l’uomo contemporaneo è alienato, avendo perso la speranza di dominare la realtà ed il flusso della storia; è impossibilitato a stabilire un rapporto con la realtà, dalla quale, pertanto, fugge; la sua unica funzione è quella produttiva, come se agisse in totale assenza di coscienza.
In tale visione la prospettiva infantile, nel primo romanzo, Il sentiero dei nidi di ragno , appare come un accorgimento formale che permette qualsiasi deformazione trasfigurante della realtà; un artificio che rende a Calvino un’integrale libertà d’azione, una possibilità di ridurre realtà e sogno senza che la prima perda consistenza e nettezza di linee. La disposizione stessa con la quale Calvino affronta il tema della Resistenza è lirica e fantastica.
La Resistenza viene vista con gli occhi di un bambino, Pin, che pur maturato in fretta in mezzo alla strada ed alla violenza, tuttavia ha ancora stupori e malinconie e può inserirsi nelle vicende degli adulti con una disposizione fantastica ed avventurosa che carica quelle vicende di un alone favoloso. Mentre nella produzione resistenziale il partigiano era sempre virtuoso, generoso, eroe, altruista, insomma un personaggio positivo, Calvino assume a protagonista un personaggio negativo, Pin, che vive ai margini della società totalmente privo di coscienza politica, coinvolto nelle Resistenza come in un gioco.
Il titolo, Il sentiero dei nidi di ragno , che appare strano, è un luogo simbolico, infatti i ragni non fanno i nidi, nessuno vede le tane dei ragni, ma Pin conosce proprio il posto dove questa magia si compie, ed è un luogo segreto, inviolabile della cui conoscenza nessuno è degno abbastanza. E’ il posto per Pin dove può vivere la sua fanciullezza, dove può sentirsi al sicuro. Ma la guerra, che impedisce a Pin di essere un bambino e che distrugge le leggi della vita, porta la distruzione anche in questo paradiso perduto. Pin è il protagonista del romanzo, un bambino orfano di entrambi i genitori, allevato dalla sorella prostituta, libero di fare sempre ciò che vuole. E’ un ragazzino scanzonato, garzone del ciabattino Pietromagro, che preferisce però gironzolare per il paese piuttosto che lavorare.
In apparenza è molto sicuro di sé, ma in realtà è pieno di dubbi e di complessi, perché ha una personalità ancora in formazione e in mancanza di una guida stabile non riesce a capire come effettivamente funzioni la realtà. Non si ferma nei suoi scherzi neanche quando capisce di avere esagerato e per questo motivo molti hanno paura di quello che lui potrebbe dire. Nel corso del romanzo vive una serie di esperienze che lo fanno maturare, finché non diventerà un adulto. Pin ha nella sua esistenza di personaggio una duplice importante funzione: da una parte è la macchina da presa che con gli occhi di un bambino vecchio osserva le strane e misteriose vicende dei grandi, dall’altra è lui stesso una maschera, perché con la sua vita da ragazzino senza famiglia, che sta con i grandi, nasconde un profondo bisogno di affetto e di una amicizia vera per poter condividere il segreto del posto dove i ragni fanno i nidi, condividere cioè la sua fanciullezza. Le tematiche trattate nel romanzo sono: l’amicizia, la guerra, l’adolescenza
L’amicizia costituisce il filo conduttore del romanzo. Pin, rattristato dal fatto che gli amici dell’osteria non lo prendono in considerazione, si mette alla ricerca di un vero amico, che lo capisca e a cui possa mostrare il magico sentiero dove vanno a finire i nidi di ragno. La ricerca si rivela una continua delusione ma alla fine Pin trova in Cugino, l’unica persona amica al quale mostrare il Sentiero dei nidi di ragno. Il conflitto mondiale, cruda realtà del novecento, è molto sentito da Calvino, e costituisce il secondo filone del romanzo, che appare alquanto autobiografico. Lo scrittore infatti ha partecipato alla guerra insieme al fratello in zona di operazione sulle Alpi Marittime. L’esperienza della guerra partigiana risulta decisiva per la formazione umana di Calvino, che nella seconda parte della storia , quando Pin capita nella guarnigione del comandante dei partigiani, Dritto, descrive i timori, le paure e lo stato d’animo prima della battaglia di ciascun milite della guarnigione del comandante dei partigiani, Dritto , dove Pin capita con la sua allegria e la serenità che sa trasmettere. Tematica importante e ben messa in evidenza nel romanzo è quella dell’adolescenza. Pin si sente grande, pensa di esserlo diventato prima del tempo ed è proprio il continuo cercare di essere adulto che lo porta ad essere diffidente verso tutti quelli che lo circondano, poiché , nonostante l’aria scanzonata, egli è timido, riservato ed appena si sente deluso o tradito tronca ogni rapporto. Il romanzo, a mio avviso, potrebbe essere considerato un ottimo documento semi-reale che dimostra in ogni tempo la necessità di tutelare l’infanzia. Il diritto all’infanzia viene indirettamente difeso in queste pagine e viene narrata una verità che ancora oggi esiste. Sono a tutti note le vicende dei ragazzi-soldato che ogni giorno combattono con delle armi più grandi di loro, in varie parti del mondo, contro un nemico che non conoscono, per una guerra di cui non conoscono le ragioni e che, quand’anche li conoscessero, non capirebbero data la loro spesso tenera età, e certamente anche loro, come il piccolo protagonista Pin del romanzo di Calvino, hanno il loro sentiero di nidi di ragno, la loro infanzia da difendere e la speranza che anche per loro ci sia un futuro.

ITALO CALVINO
L’ha ribloggato su My little poetry by Cresy Crescenza .
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