PAURE E SPERANZE DEL NOSTRO TEMPO
VIVIAMO IN UN MONDO DAGLI EQUILIBRI STRAVOLTI
Articolo di
Eduardo Terrana

Le ragioni che oggi ci inducono ad avere paura sono varie e legate ai radicali cambiamenti che segnano la società contemporanea. La paura che oggi si avverte maggiormente viene dal terrorismo islamico, che sempre più frequentemente ci obbliga ad assistere alla realtà tragica di avvenimenti sconvolgenti, di fronte alla quale ci scopriamo tutti più vulnerabili e impotenti perché incrina la condizione base della vita quotidiana che è la prevedibilità del domani.
La paura del terrorismo in piccole frazioni di tempo fa percepire ad ognuno quanto precari sono i pilastri della propria fiducia nel domani, perché oggi tutto può accadere senza regole di previsione e di leggibilità.
Ad aggravare poi l’angoscia dell’imprevedibile è il sapere che i nemici che ci stanno di fronte non sono visibili. La volontà di suicidio di un terrorista toglie ogni possibilità di lettura del futuro. Allora l’angoscia dell’imprevedibile si espande in uno scenario dove gli oggetti più innocui possono assumere le sembianze del pericolo, mentre i volti meno familiari quelle inquietanti del sospetto.
La nostra psiche si rivela incapace di trattare la dimensione dell’imprevedibile davanti alla prospettiva della minaccia biologica o dello scoppio inaspettato di una bomba in un qualunque posto possibile; restano però gli effetti scioccanti di un messaggio sconvolgente e cioè: che nessun posto è più sicuro, ovunque può arrivare il terrore e che i simboli della nostra civiltà possono in un attimo andare in fiamme ed in polvere.
Viviamo, oggi, in un mondo dagli equilibri stravolti e questo non aiuta la convivenza pacifica, anzi fomenta odi e rancori. La risposta però al terrorismo non può e non deve essere la reazione violenta, ma la forza del dialogo che agevoli la riflessione sulla possibile convivenza, facendo chiarezza su ciò che è barbarie e ciò che è civiltà, su ciò che è cultura e su ciò che è incultura, sul valore della pace e l’aberrazione dei conflitti che oggi oppongono i Paesi del mondo; e fornisca, altresì, una chiave di lettura per decifrare la reale posta in gioco del nostro tempo: la Pace!
In tale ottica serve allora che la voce dei popoli moderati, delle religioni moderate, si faccia sentire forte e decisa contro il terrorismo perché in tal senso è la speranza che i governi dei popoli vincano le loro incompetenze e realizzino un grande passo avanti del sistema internazionale verso forme migliori di governabilità , di crescita umana e di progresso dei popoli.
Oltre al terrorismo si collegano strettamente alla criminalità le ragioni che inducono le persone ad avere anche paura per la propria personale incolumità, che genera, a sua volta, la paura di muoversi. Lo scippo al mercato, le violazioni domiciliari, i rapimenti, le aggressioni e le violenze di vario genere su anziani, donne e bambini, costituiscono, gli aspetti inquietanti di una realtà che alimenta le insicurezze che insidiano l’esistenziale quotidiano e porta a pensare che: non c’è più la certezza del vivere; non siamo più sicuri e padroni delle nostre libertà; non siamo più padroni di vivere i nostri spazi urbani in tranquillità; non siamo più padroni di poter godere il nostro giusto riposo perché può capitare l’intruso che, nel cuore della notte, viene a rubare in casa e minaccia l’incolumità fisica di ogni componente la famiglia. E la realtà quotidiana fa paura! E si è portati a vedere il pericolo ovunque. Nel luogo poco frequentato o poco illuminato come nel volto stesso delle persone non conosciute, ancor più se di colore. Il fenomeno della criminalità è di vaste proporzioni e presenta sfaccettature complesse di difficile soluzione, però, criminali non si nasce, si diventa e, pertanto, in particolare sulla criminalità giovanile, si può intervenire adempiendo ad un ruolo educativo e formativo che, fin da bambini, educhi al rispetto dell’essere umano ed alla socialità, contro ogni logica perversa di egoismo e di possesso che poggia sulla violenza e sull’abuso.
Una educazione che consenta di non perdere mai la speranza del domani, possibile se si consente ai giovani di uscire dai condizionamenti ed avere un futuro diverso, fatto di serenità familiare e di serenità economica, di studio e di lavoro, di convivenza civile.
Una terza realtà di forte preoccupazione è data dalla paura del futuro che oggi alberga nei giovani, i quali di fronte alle trasformazioni del nostro tempo, che generano incertezza ed inquietudine, si sentono abbandonati, non intravedono prospettive, mancano di fiducia e cercano rifugio nella famiglia d’origine. Di certo le giovani generazioni affrontano una situazione complicata e particolarmente disarmante. Da un lato, l’ansia, causata dalla difficoltà a gestire le frustrazioni legate alla percezione del futuro, in una società come l’attuale, che sembra preoccuparsi soltanto del momento presente, che fa progetti a breve tempo, che non offre prospettive di lavoro stabile; dall’altra il desiderio profondo di vivere e di realizzare i propri sogni, in un clima di attenzione, di amore, di rispetto, di fiducia della loro giovane età. Tale stato genera reazioni negative: la paura, la volontà di fuga, la depressione, la violenza contro gli altri e talvolta contro se stessi, l’alienazione, la droga, fino a comportamenti, in rari casi per fortuna , più estremi: il suicidio. Da qui le apprensioni e le paure, giustificate, delle famiglie, che si trovano sole a gestire il disagio dei loro figli e impreparate ad affrontare i timori e le incertezze della loro giovinezza legate all’ingresso nel mondo degli adulti. Occorre allora aiutare i giovani a vincere la partita con la vita. Il senso della proposta e della speranza, sta nella maturazione di una cultura a favore dei giovani, che offra loro opportunità di inserimento e che consenta, in prima persona, di rielaborare la propria situazione di vita e la via per affermare, dal proprio punto di vista, la propria identità.
In tale ottica risulta allora estremamente importante che gli adulti sentano forte la responsabilità di lasciare un futuro alle nuove generazioni e si impegnino per creare un mondo di diritti, di giustizia e di solidarietà.
Va poi considerata la “paura della solitudine”, amara caratteristica dei nostri tempi! Nella società moderna non vige più il principio della collettività, come avveniva sino a qualche decennio addietro, quando si cresceva immersi in una rete larga di relazioni familiari e sociali ed era quasi impossibile sentirsi soli. Oggi si è determinato una corsa crescente all’individualismo e all’autodeterminazione e questo ha comportato la compartimentazione dei nuclei familiari e, conseguentemente, un impoverimento della rete relazionale e un continuo impoverimento della qualità dei legami affettivi.
C’è sempre meno tempo per il dialogo e c’è sempre meno manifestazione di affetto, di comprensione, di solidarietà e si dimentica che la nostra umanità è una umanità relazionale!
L’isolamento sociale ed emozionale, però, aumenta la percezione di minaccia, i sentimenti di vulnerabilità e può produrre depressione, diminuzione della qualità del sonno, infelicità.
Ciò che si determina in particolare nell’Anziano, con varie connotazioni: smarrimento, insofferenza, ansie.
Bisogna allora operare per togliere l’anziano dalla rassegnazione del tempo, dalla paura del domani e provvedere a dargli l’opportunità di provare meno paura della sua limitatezza umana con risposte adeguate al suo bisogno di protezione e di rassicurazione. A questa funzione, che necessita del sostegno pubblico, è chiamata la Famiglia, quale supporto primario per affrontare il tema dell’assistenza alla persona anziana, che individua nell’affetto dei familiari il principale elemento positivo di sostegno e di assistenza. In assenza, però, di una presenza familiare valida, assume particolare significato la presenza del volontario che diventa , in tali circostanze, speranza di vita, perché si colloca come alternativa alle scelte, spesso necessarie purtroppo, di una lunga degenza ospedaliera o alla casa di riposo.
Altro motivo di paura è correlato al come sarà il futuro di quelli che oggi sono bambini e di come cresceranno, con quali valori e quali punti di riferimento, a fronte peraltro di una tecnologia sempre più invasiva, che con internet, il wifi, lo smartphone, il tablet, ha portato con sé indubbia utilità ma anche nuove paure su pericolosi danni da iperconnessioni e la minaccia, con l’avanzare dei social network, della perdita dell’abitudine a socializzare in maniera davvero “umana”.
Altri fattori di insicurezza ed apprensione sono rapportati : alla crisi economica, al timore della povertà, all’intensificarsi dei flussi immigratori, all’inquinamento e alle tre emergenze del nostro secolo : nucleare, ozono, rifiuti, che incombono minacciose. A tal riguardo sarà opportuno allora non dimenticare mai che dare un futuro alla terra vuol dire dare un futuro all’Umanità intera e che la natura può vivere senza l’uomo, ma l’uomo non può vivere senza la natura.
Bisogna allora educare le coscienze a un nuovo modo di stare nel mondo e vivere l’ambiente non con la pretesa del padrone ma con il ringraziamento di chi sa di avere in godimento un dono.
La prima ecologia è pertanto quella dello spirito. In questa linea la persona umana potrà conservare il primato sull’ambiente come su ogni altra espressione del creato.
Eduardo Terrana


L’ha ribloggato su Crescenza Caradonna's Blog e ha commentato:
IL BUONGIORNO DI OGGI
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