“LA FAMIGLIA CI RENDE UMANI, ANZI DIVINI” di Fra Umberto Panipucci

LA FAMIGLIA CI RENDE UMANI, ANZI DIVINI.

Sacra Famiglia di Nazareth

Cos’è la somiglianza con Dio, se non la stessa capacità di amare incondizionatamente? L’uomo e la donna, le due metà di un’icona divina che, se unite da amore reciproco, fanno splendere al massimo “l’imago Dei” che portano dentro; infatti, proprio come L’Altissimo, fanno scaturire vita dal loro Amore. Riflettiamo su questo mistero profondissimo nel giorno in cui la Chiesa celebra la famiglia: fucina di vita, speranza e futuro.

Gesù, lo sappiamo bene, non ha mai avuto una vita facile. Dal grembo di sua madre fino all’ultimo respiro sulla Croce, ha dovuto sopportare le minacce e le violenze di un’umanità troppe volte ostile nei suoi confronti. Fra tutte queste difficoltà ha però voluto farsi sostenere da un’oasi di pace e amore: la sua famiglia, la Sacra Famiglia. Gesù ha conosciuto l’affetto è il sostegno di ineccepibili genitori: Giuseppe, ultimo patriarca, guidato dallo Spirito e dagli angeli, e Maria di Nazareth, prima ad accogliere in se il Cristo nella pienezza della Grazia divina, madre di Dio. Essi sono sono stati per noi l’arca della nuova alleanza, un’arca che non conteneva le tavole della Legge, ma la sua realizzazione più piena e vera: Gesù, colui che si è fatto per noi Via, Verità è Vita. Se Dio ha scelto una famiglia per custodire e nutrire suo Figlio, vuol dire che essa ha un ruolo importante nella storia della Salvezza. La nostra identità e la personalità si formano nel nido domestico, è lì che attingendo all’esempio dei nostri genitori, abbiamo appreso le prime nozioni sulla vita e i suoi valori. Se dunque vogliamo generazioni sane, abbiamo bisogno di famiglie sane. Questa cellula della società non può essere abbandonata a se stessa. C’è bisogno di riconoscerla amarla e sostenerla. Oggi, purtroppo, si affaccia anche la necessità di difenderla dai suoi surrogati e dai cattivi maestri, con questi termini intendo la nuova dominanza culturale che spopola attraverso i media ed internet, attraverso la sua filosofia tutta volta a formare ottimi consumatori piuttosto che un’umanità migliore. I palinsesti sono costruiti in base alla domanda dei loro utenti e non rispondono quasi mai alle loro vere necessità. Il focolare e la tavola erano il luogo dello scambio, del dialogo, della comunicazione, oggi i richiami continui e coinvolgenti dei social ci proiettano in una realtà parallela il cui spessore umano è spesso evanescente se non trova continuità nella vita reale. Le relazioni familiari, dove i propri limiti non si possono nascondere, sono certo più difficili da gestire e ciò diventa un incentivo a fuggire verso questi nuovi paradisi artificiali. si finisce così con il non parlarsi e questo ha la diretta conseguenza di farci rinchiudere sempre più in un individualismo sterile e narcisistico: l’esatto opposto di quello che succederebbe se affrontassimo la fatica di relazionarci in una famiglia, dove nell’esercitare la carità ci è offerta la possibilità di uniformarci a Cristo. Così assistiamo come, nei nostri ambienti di vita comune, le conflittualità non si risolvono, ma piuttosto inaspriscono. Senza alimentare sentimenti “tecnofobi” dovremmo prendere atto che dovremmo tutti educarci meglio all’utilizzo di queste nuove potentissime possibilità di comunicazione, in quanto sono studiate da chi, alla fine, non vuole altro che un profitto e una dominance sempre più alti, seppure, almeno per adesso, hanno ancora bisogno di avere il nostro riconoscimento morale. Ogni famiglia dovrebbe imparare a ritagliarsi degli spazi sacri di dialogo e confronto, oasi di amore e tenerezza. Sì, la costruzione di un mondo migliore comincia proprio dal nostro salotto!

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Felice domenica


@pugliadaamareonline
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