IL MIGLIOR INVESTIMENTO POSSIBILE XXVIII Domenica del tempo ordinario (B) – IL VANGELO DI OGGI di Fra Umberto Panipucci

 

IL MIGLIOR INVESTIMENTO POSSIBILE

XXVIII Domenica del tempo ordinario (B)

(Mc 10, 17-27):

+”In quel tempo, mentre Gesù andava per la strada, un tale gli corse incontro e, gettandosi in ginocchio davanti a lui, gli domandò: «Maestro buono, che cosa devo fare per avere in eredità la vita eterna?». Gesù gli disse: «Perché mi chiami buono? Nessuno è buono, se non Dio solo.”+

La Fama che Gesù stava lasciando dietro di se, era quella di testimone profetico della Misericordia divina. I cosiddetti “peccatori pubblici”: pubblicani, prostitute e adulteri, insieme gli “eretici” samaritani e persino i pagani, gente considerata esclusa dalla Salvezza e per questo emarginata, diventano con Gesù i soggetti prediletti dell’Amore di Dio: è per loro che il Pastore lascia le 99 pecore nel recinto (Mt-18, 12-14); Egli è il dottore venuto sopratutto per i malati (Mt9,9-13). Non a caso il Giovane ricco lo chiama “maestro buono” forse proprio perchè distingue Gesù per la sua indulgenza verso le categorie umane, considerate escluse dalla Grazia. All’appellativo datogli dal “tale”, Cristo risponde, sottolineando ancora di più l’importanza della Perdono e della Misericordia, facendo intendere che la tenerezza mostrata da lui stesso verso gli ultimi non era niente in confronto a quella che il Padre aveva per tutta l’umanità. Resta interessante come nel rispondere alla domanda Gesù sia attento a questo dettaglio, come per rafforzare l’idea che la Bontà (il termine che l’evangelista riporta è ἀγαθόν) fosse l’attributo divino per eccellenza.

+Tu conosci i comandamenti: “Non uccidere, non commettere adulterio, non rubare, non testimoniare il falso, non frodare, onora tuo padre e tua madre”».
Egli allora gli disse: «Maestro, tutte queste cose le ho osservate fin dalla mia giovinezza».+

Questo elenco di norme e quasi completamente tratto dal celebre decalogo (escludendo “non frodare”: c’era, evidentemente, il bisogno di precisarlo). Ciò che colpisce è l’omissione dei 3 comandamenti verso Yahweh. C’è da dire che l’idea del culto era esclusivamente “liturgico-sacerdotale”, questo nonostante Dio, attraverso i profeti, volesse prima di tutto la conversione del cuore (cfr Sal 50, 18-19; Ez 33,10) e l’amore verso il prossimo (cfr Osea 6,3-6). In questa circostanza non c’era bisogno dunque di ricordare quell’aspetto, ma piuttosto occorreva verificare che il Signore venisse glorificato anche attraverso il rispetto e la Carità verso il prossimo. Il “tale” dichiara di essere attento a tutte le norme citate da Gesù, questo dimostra buona inclinazione verso il bene.

+Allora Gesù fissò lo sguardo su di lui, lo amò e gli disse: «Una cosa sola ti manca: va’, vendi quello che hai e dallo ai poveri, e avrai un tesoro in cielo; e vieni! Seguimi!». Ma a queste parole egli si fece scuro in volto e se ne andò rattristato; possedeva infatti molti beni.+

Se Dio ci “scruta”, è sempre per amarci, mai per accusarci: non è un poliziotto, ma un Padre che ci dà la Vita. Il Messia che scrutava (ἐμβλέπω) i cuori sapeva bene come l’uomo si sforzasse di seguire le vie della legge mosaica per ottenere la benedizione divina e per questo lo stimava profondamente (ἀγαπάω) . Tuttavia, sembra trattenersi dal completare l’elenco delle cose da fare per ottenere “la vita eterna”, forse con lo scopo propedeutico di spingere quell’uomo ad andare oltre. La reazione che scaturisce dal cuore del facoltoso devoto, lascia intendere la sua incapacità di espandere l’orizzonte interiore. Nonostante le notevoli energie investite, Il “Ricco” si limita a far notare che già compie tutte le opere necessarie, dimenticando però proprio quello che è il vero scopo e il coronamento di tutte le pratiche: restituire tutto a Dio nella Carità. Questo non vuol dire semplicemente gettare i propri beni al vento, ma espropriarsene ed amministrarli per il bene comune.
La “perla preziosa” è mostrata, il tesoro nel campo rivelato (cfr Mt 13,44-52), Ma il mercante e il contandino non sono disposti a vendere tutto per ottenere la solo cosa che può dar senso a tutta la loro esistenza. L’uomo ricco preferisce la sicurezza che gli da il suo denaro, ha paura di perdere ciò che ha per una promessa in cui dimostra di non credere abbastanza. Resta amareggiato perché in fondo al cuore sa di aver perso un’occasione irripetibile. Rimarrà per sempre un “tale”, senza un nome che potrà essere ricordato perché, probabilmente, non è mai entrato nel numero dei discepoli.

+Gesù, volgendo lo sguardo attorno, disse ai suoi discepoli: «Quanto è difficile, per quelli che possiedono ricchezze, entrare nel regno di Dio!».+

Molti beni, molti lacci, molte angoscie, troppe cose per cui affannarsi, troppi muri da alzare per difendere, accumulare e conservare ciò che sarà consumato dal tempo e da cui la morte ci separerà. Come può essere libera una persona così? Quante guerre e soprusi scaturiscono dalle speculazioni concepite nei lussuosi salotti dell’alta finanza? Difficile essere ricchi e liberi, anzi, sembra proprio che Gesù voglia dire che sia impossibile!

+I discepoli erano sconcertati dalle sue parole; ma Gesù riprese e disse loro: «Figli, quanto è difficile entrare nel regno di Dio! È più facile che un cammello passi per la cruna di un ago*, che un ricco entri nel regno di Dio». Essi, ancora più stupiti, dicevano tra loro: «E chi può essere salvato?». Ma Gesù, guardandoli in faccia, disse: «Impossibile agli uomini, ma non a Dio! Perché tutto è possibile a Dio».+

I discepoli restano sconcertati. Erano cresciuti con l’idea che la ricchezza fosse il segno evidente della benedizione divina, come del resto ne era convinto ogni buon giudeo. Quell’uomo metteva in pratica ogni norma della legge e Gesù aveva appena detto che rischiava di essere escluso dalla Salvezza!

“E chi può essere Salvato?”: La domanda angosciata che i discepoli fanno a Gesù rivela ancora una volta come questi non abbiano ancora acquisito le nuove categorie che Gesù stava introducendo attraverso la sua predicazione. Eppure hanno visto il perdono di ogni specie di peccatore, persino dei pubblicani che si erano arricchiti in modo disonesto maggiorando le tasse che riscuotevano per conto degli occupanti romani. La risposta del Cristo è spiazzante: “Tutto è possibile a Dio”. La misericordia di Dio si estende anche dopo la vita terrena. Personalmente credo nel purgatorio : inteso come una transizione che intercorre tra la non visione e la visione beatificante del volto divino un “tempo” che servirà a districarci da tutti quei lacci da cui non siamo riusciti a liberarci in vita… Forse sarà stato proprio lì che l’uomo ricco avrà capito quale fosse “la banca” dove conveniva investire tutto, quella che gli avrebbe fatto accumulare beni in cielo (cfr Mt 6,19-23), avrebbe goduto di quella ricchezza fatta di “sconsiderato Amore”, lo stesso che ha dolorosamente represso, fatta della felicità da cui è fuggito via. Ora tocca a noi non perdere l’occasione, e capire quale sia il miglior investimento possibile.

Felice Domenica.

Fra Umberto Panipucci

* Nota: La “cruna dell’ago” potrebbe essere uno strettissimo passaggio allora aperto fra le mura di Gerusalemme e che alcune guide citano per spiegare il famoso detto. Un’altra ipotesi è che si possa aver trascritto “kamelos” al posto di “kamilos“, termine che indica una grossa corda o una gomena.Comunque, In tutti i casi, il significato metaforico resta invariato.


 

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